Non è un Paese per giornalisti. In tre mesi una minaccia al giorno. Quest’anno in Italia già 73 cronisti nel mirino

Lo dimostrano i dati raccolti da Ossigeno per l’informazione

Una minaccia al giorno toglie il giornalista di torno. Una professione che, in Italia, sta diventando sempre più scomoda. Come dimostrano i dati raccolti da Ossigeno per l’informazione: nei primi 74 giorni del 2019, le minacce contro cronisti, blogger, fotocronisti e film-maker hanno già raggiunto quota 73. Praticamente un giornalista ogni 24 ore. Nuovi casi da aggiungere all’elenco delle 3.851 vittime già accertate.

Un trend, peraltro, confermato pure dall’andamento delle ultime settimane. Fra il 21 febbraio e il 15 marzo, sono stati in tutto 29 i giornalisti finiti nel mirino. L’Osservatorio ha pubblicato i nomi di 15 di loro, dopo aver verificato i fatti e accertato in modo incontrovertibile che ciascun episodio rappresenta una grave violazione del diritto di espressione e di informazione, tutelato dalla Costituzione e dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ma non è tutto. è altamente probabile che anche gli altri 14 episodi prefigurino violazioni dello stesso tipo. Tra le new entry del 2019, c’è innanzitutto Matteo Lauria. Il 29 dicembre 2018 il giudice monocratico del Tribunale di Castrovillari, ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata 15 anni prima da Nicola Tridico, ex presidente della commissione esaminatrice di un concorso per assistenti sociali all’ex Asl di Rossano (Cosenza), nei confronti del giornalista.

Sempre dalla Calabria arriva il caso di Sabrina Amoroso. La Procura di Catanzaro, a febbraio, ha notificato a quattro indagati l’avviso di conclusione delle indagini per il rogo appiccato, il 31 gennaio 2014, all’auto della giornalista della Gazzetta del Sud. Ma se il Mezzogiorno piange, il Nord non ride. In seguito all’operazione anti-camorra, condotta dalla Dda di Venezia, che il 19 febbraio 2019 ha portato all’arresto di 50 (tra le accuse anche quella di associazione per delinquere di stampo mafioso), è emerso che la criminalità organizzata nel 2009 voleva sparare alla cronista Monica Andolfatto (Il Gazzettino) per intimidirla e fermare il suo lavoro. Il 7 marzo 2019 a Milano, è stato affisso un cartello offensivo e minaccioso, firmato dal gruppo neofascista Militia contro il giornalista Paolo Berizzi, sotto scorta dal 7 febbraio scorso e da anni oggetto di insulti e minacce da esponenti dell’estrema destra, al centro di alcune sue inchieste esclusive.

E non finisce qui. Gli occupanti di alcune palazzine di un quartiere degradato di Ciserano (Bergamo), il 3 marzo 2019, hanno preso di mira – con lancio di oggetti e pietre – l’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti, e la sua troupe. La giornalista britannica Ros Belford, invece, è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, e dal presidente della Confcommercio Sicilia, Francesco Picarella. Entrambi la hanno accusata di una lesione dell’immagine, del prestigio e del decoro della città e della sua comunità per un suo articolo sulla cittadina siciliana pubblicato sulla guida turistica internazionale Rough Guide.

Tutti episodi che Ossigeno per l’Informazione considera “ingiustificabili violazioni della libertà di espressione e di stampa”. Tra i 14 casi ancora oggetto di verifica, spicca quello dei cronisti di Fanpage.it. Insultati e accusati di disinformazione da elettori ed esponenti Pd per alcuni servizi giornalistici sullo svolgimento delle primarie dem del 3 marzo scorso che documentano comportamenti “anomali” con scambi di monete fuori e dentro i seggi.