Parlamento Ue inutile. Ecco quanto ci tengono i nostri eurodeputati a far sentire la voce dell’Italia sui migranti: ieri a Strasburgo 71 assenti su 73

Inutile Parlamento europeo: 71 assenti su 73. Ecco quanto ci tengono i nostri eurodeputati a far sentire la voce dell'Italia sui migranti

Tutti se lo chiedono, nessuno lo sa. Ma un dato è certo: il potere in mano alla Commissione Ue, con il suo presidente Jean-Claude Juncker, è di gran lunga maggiore e senz’altro più incisivo di quello in mano al Parlamento europeo (che si limita, nella maggior parte dei casi, al controllo di quanto fatto e stabilito dalla Commissione), nonostante sia l’unica isitituzione ad essere democraticamente eletta. Certo non è un problema per i 751 europarlamentari che ogni giorno assediano i “palazzi del potere” a Strsburgo o a Bruxelles. Almeno a parole. Perché ieri, in realtà, ad essere presente come si sa era solo una sparuta rappresentanza. Chi c’era? Impossibile saperlo dato che i resoconti forniscono nome e cognome dei presenti solo in occasione di votazioni.

Assenti sempre – Eppure La Notizia è riuscita a ricostruire nomi e cognomi dei presenti: a quanto pare, secondo quanto riferito da più assisenti europarlamentari presenti in quel momento, c’erano soltanto due italiani (di 35-40 totali), il presidente Antonio Tajani e la piddina Patrizia Toia. Zero totale per il resto. A riprova di quanta ipocrisia ci sia, fuori ma anche in Italia, su un tema così delicato com’è quello legato ai migranti. Due eurodeputati su ben 73 che ne conta il nostro Paese.

Ma c’è da sorprendersi? Probabilmente no. Se si va a scartabellare sui siti che monitorano l’attività europarlamentare, ecco che scopriamo, ad esempio, che se Nicola Caputo (Pd) ha partecipato al 99,96% delle assemblee con votazione, il collega Renato Soru non ha partecipato nemmeno alla metà (si ferma al 44%). Ma tra i maggior assenteisti spiccano nomi di punta: da Alessandra Mussolini a Lorenzo Cesa, da Goffredo Bettini fino a Raffaele Fitto. E parliamo, peraltro, solo delle riunioni con voto. Figuriamoci – com’è capitato ieri – alle assemblee in cui al termine non è prevista la votazione. Ma ecco qui che scocca la fatidica domanda: come mai non si partecipa quando non c’è una votazione? Ma per una questione economica, of course.

Tasche gonfie – E qui il discorso si fa più interessante. Dal 2016 ogni deputato ha diritto a una retribuzione lorda di 8.484 euro mensili (6.611 euro netti), cui bisogna aggiungere una “indennità per spese generali” (per il 2017 è pari a 4.342 euro mensili), più un’altra serie di benefit come le spese di viaggio. Finita qui? Ma certo che no. Perché per i fortunati 751 eurodeputati (gli italiani sono 73, come detto) è prevista – ecco il punto – anche un’indennità forfettaria di 306 euro al giorno “per coprire tutte le altre spese – si legge sul sito istituzionale – sostenute dai deputati nei periodi di attività parlamentare, a condizione che essi attestino la loro presenza apponendo la propria firma su uno dei registri di presenza ufficiali disponibili a tale fine”. Ma perché sono importanti soprattutto le assemblee con voto? Perché sono quelle che permettono di incassare: “Qualora un deputato, seppure presente, partecipi a meno della metà delle votazioni per appello nominale durante i giorni di votazione in Aula, tale importo viene dimezzato”, si legge ancora sul sito. Come sempre, a tutto c’è un perché. Per quanto miserevole sia.

Tw: @CarmineGazzanni