Pure Fuzio è con le spalle al muro. Oggi andrà al Quirinale. A picco la credibilità del Csm. Dopo l’Anm anche Unicost chiede al pg di fare un passo indietro

Ormai è davvero tutti contro tutti. Non passa giorno che l’appassionante vicenda della guerra interna al Csm non mieta nuove vittime. L’ultima testa che potrebbe saltare è quella del procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, finito nell’occhio del ciclone per un incontro con l’ex consigliere, Luca Palamara. Dopo l’Anm, anche la corrente di centro Unità per la Costituzione (Unicost) è entrata in pressing sull’autorevole magistrato. Può sembrare una delle tante puntate della faida che va avanti da settimane ma questa volta più di altre la richiesta ha il sapore amaro della resa dei conti.

Infatti Fuzio, proprio come Palamara, appartiene proprio a Unicost quindi questa istanza di dimissioni non può che portare a nuove e dolorose conseguenze. Ora non si può escludere che il magistrato, il quale rischia anche un’azione disciplinare da parte del guardasigilli Alfonso Bonafede e che ha chiesto un incontro a Sergio Mattarella per decidere il proprio futuro, possa decidere di dimettersi, anticipando di un anno il suo pensionamento.

PRESSING SUL PG. Ad ogni modo che per il pg le cose non si stessero mettendo bene, era evidente sin dalla pubblicazione delle intercettazioni dei giorni scorsi. Ma che la sua stessa corrente politica potesse chiedergli un passo indietro pochi se lo sarebbero aspettato. Esattamente come nessuno si sarebbe immaginato che ieri il procuratore generale della Cassazione avrebbe disertato il plenum del Csm, quest’ultimo chiamato ad una lunga giornata di passione. In mattinata, infatti, il Consiglio superiore della magistratura doveva formare il collegio giudicante che dovrà vagliare l’istanza avanzata dalla difesa del pm Palamara, indagato a Perugia per corruzione, con cui è stata chiesta la ricusazione dei consiglieri Pier Camillo Davigo e Sebastiano Ardita.

I due magistrati, a suo parere, sarebbero incompatibili perché nei giorni scorsi avevano già commentato con durezza la vicenda dello scandalo nomine. Così per decidere se escluderli dal collegio dei giudicanti, il vicepresidente del Csm David Ermini ha formato il mini collegio composto dai consiglieri togati Loredana Miccichè, di Magistratura Indipendente, e Giuseppe Cascini, di Area. Tutto risolto? Certo che no. Dopo esser stato nominato, Cascini ha depositato una richiesta di astensione perché in passato aveva guidato l’Anm assieme a Palamara, su cui dovrà esprimersi Ermini. A questo punto appare difficile riuscire a superare questa nuova empasse prima di ottobre quando ci saranno le elezioni suppletive dei consiglieri dimissionari, Antonio Lepre e Luigi Spina, facendo slittare di conseguenza l’intero procedimento disciplinare a carico del magistrato indagato.

QUALCOSA SI MUOVE. Mentre tutto farebbe pensare il contrario, l’attività del Csm riprende in modo a tratti sorprendente. Ieri, in questa interminabile serie di colpi di scena, il plenum del Consiglio ha effettuato anche alcune nomine in importanti uffici giudiziari italiani. Tra questi spicca quella del magistrato Sabrina Gambino a Procuratore capo della Repubblica di Siracusa. Un fatto storico perché è la prima volta nella storia aretusea che una donna sieda al vertice della locale Procura e perché mette fine ad un lungo periodo, per la precisione da giugno 2018, in cui tale sede era vacante. Nello stesso plenum sono stati nominati anche due nuovi procuratori aggiunti in Sicilia: Agata Santonocito a Catania e Santi Roberto Condorelli a Caltanissetta.

Fuzio, a quanto si è appreso questa mattina, dopo aver partecipato alla riunione del Comitato di presidenza del Csm, avrebbe esternato l’intenzione di recarsi al Quirinale.