Quanti interessi russi in Italia. Da Tiscali a Octo Telematics, con la tensione in Siria ecco chi ora rischia grosso

di Stefano Sansonetti

Puntuale, come tutte le volte in cui c’è un’escalation di tensione con la Russia, arriva lo stato di fibrillazione in cui piombano le aziende italiane in rapporti con Mosca e l’entourage di Vladimir Putin. Stavolta, tra l’altro, le preoccupazioni sono aggravate dal livello di scontro raggiunto tra Donald Trump e il numero uno del Cremlino sulla questione siriana. A soffrire, in particolare, potrebbero essere quelle aziende che hanno in corso delicate operazioni economiche. Tra queste c’è Tiscali, il gruppo di telecomunicazioni un tempo guidato da Renato Soru (ora rimasto nel capitale con una quota di minoranza). Tiscali da diversi anni ha come maggiori azionisti la Investment Construction Technology (23,5%) e alcuni fondi gestiti dalla banca Otkritie (20%). Si tratta in entrambi i casi di investitori russi, chiamati di recente a partecipare a un non indifferente piano di rafforzamento patrimoniale della società guidata dall’ex Ad di Telecom, Riccardo Ruggiero. Si tratta, nel complesso, di un impegno finanziario da circa 50 milioni di euro, che dovrebbe coinvolgere anche il fondo Blue Ocean. E’ chiaro che in un contesto di tensione geopolitica con la Russia, in molti guardano al progetto con timori aggiuntivi.

Altra società che sta valutando con grande attenzione lo scenario è Octo Telematics, società diventata famosa negli anni scorsi per la produzione delle famose “scatole nere” da installare sulle automobili.

Il profilo – L’azienda era assurta agli onori della cronaca anche perché tra gli azionisti di maggioranza c’era l’ex presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Nel frattempo, però, l’azionariato ha visto diversi cambiamenti, finendo in gran parte delle mani della conglomerata russa Renova (attiva nell’alluminio, nell’energia e nelle telecomunicazioni) e del fondo anglo-russo Pamplona. Qui gli elementi di preoccupazione derivano anche dal fatto che il proprietario di Renova, il magnate Viktor Vekselberg, inserito direttamente nel cerchio magico di Putin, è stato uno dei bersagli della recente ondata di sanzioni Usa. Situazione tutt’altro che tranquillizzante, soprattutto in vista della quotazione in Borsa di Octo Telematics, che l’Ad Fabio Sbianchi vorrebbe condurre in porto verso maggio. Insomma, il percorso potrebbe non essere così spedito e semplice alla luce dei nuovi eventi. Una società sul chi va là, poi, è la Pietro Barbaro, attiva nei trasporti marittimi di prodotti petroliferi. In questo caso sono ben due le joint venture che legano l’azienda italiana a Mosca.

I dettagli – Da una parte c’è la Prime Shipping, che si occupa di trasporto fluviale in Russia (con ben 18 petroliere) e che vede nel capitale il peso preponderante del colosso energetico Rosneft e della banca Sberbank. Dall’altra c’è la Prime International Ltd di Malta, che si occupa di soluzioni logistiche e supporto al trading di prodotti petroliferi. Anche in quest’ultimo caso il compagno di viaggio della Pietro Barbaro è Rosneft, guidata da Igor Sechin, altro fedelissimo di Putin, in passato più volte raggiunto da sanzioni internazionali. Poi, naturalmente, ci sono i grandi affari Italia-Russia, tra i quali al momento spicca la collaborazione tra Eni e ancora una volta Rosneft nello sfruttamento nel maxi giacimento di gas ribattezzato Zohr, al largo delle coste egiziane. Qui lo stesso Cane a sei zampe nel recente passato ha ceduto al colosso russo una quota del 30% della concessione. Ma in questo particolare settore di business, almeno a stare a quanto riferito recentemente dall’Ad dell’Eni, Claudio Descalzi, non dovrebbero esserci ripercussioni derivanti dalle attuali tensioni Usa-Russia.

Twitter: @SSansonetti