Salvini vince comunque. Pure quando perde cade sempre in piedi. I cliché della narrazione del Capitano. Se prevale è l’eroe, se perde è la vittima

Matteo Salvini non accetta le sconfitte, non sono contemplate nella sua narrazione. E quando perde la sua strategia comunicativa è sempre e solo una: screditare l’avversario. Che in questo caso non è un avversario politico ma un organo dello Stato, la Corte Costituzionale, che ha definito inammissibile e il quesito referendario proposto dalla Lega, ritenuto “eccessivamente manipolativo”. In sostanza i giudici hanno detto no al referendum per trasformare in un maggioritario puro l’attuale sistema – il Rosatellum che prevede anche un a quota proporzionale nella ripartizione dei seggi – perché avrebbe lasciato la legge elettorale “amputata” delle parti abrogate senza la dotazione di una norma immediatamente applicabile: è compito del Parlamento semmai modificarla tenendo conto dell’esigenza di ridisegnare i collegi elettorali uninominali.

I promotori del referendum ritenevano che si potesse utilizzare l’articolo 3 della legge elettorale vigente che attribuisce al governo una delega per la ridefinizione dei collegi nel caso di riduzione del numero dei parlamentari. Una strada che invece la Corte ha ritenuto impercorribile. Si tratta, dunque, di una decisione tecnica non politica ma lo slogan coniato da Salvini per l’occasione “Un furto di democrazia ai danni del popolo italiano” è stato come al solito netto, tranchant, estremamente semplificatorio e dunque facilmente comprensibile da tutti. Certo non spiega le ragione tecniche, per quanto fosse abbastanza prevedibile che la Corte avrebbe alla fine bocciato una richiesta alquanto “spericolata” ma la butta sulla ormai arcinota (e arci abusata) dicotomia popolo contro élite, poteri forti nemici dei cittadini e del cambiamento: “E una vergogna, è il vecchio sistema che si difende.

Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica. Il Pd festeggia se gli italiani non possono votare? Che triste fine per un partito che nasceva ‘democratico’. È l’ennesimo furto di Democrazia ai danni del Popolo Italiano, il vecchio sistema si difende con Pd e 5stelle attaccati alle poltrone e prova a tornare indietro di trent’anni con leggi proporzionali che aiutano i partitini ma danneggiano il Paese. Occasione persa, ma ci riproviamo fin da domani”. Questa la frase completa, un capolavoro di strategia comunicativa, una sorta di Schema di Propp, che sicuramente il responsabile della comunicazione di Salvini, Luca Morisi conosce benissimo: il metodo utilizzato per formalizzare la struttura della fiaba attraverso gli elementi fissi che sono alla base della struttura narrativa, applicato alla comunicazione politica: c’è un eroe (Salvini, non a caso chiamato dai suoi simpatizzanti “il Capitano”) c’è un anti eroe o antagonista (Il Pd e i 5stelle “attaccati alla poltrona”), l’aiutante che aiuta l’eroe (il Popolo, l’Immacolato Cuore di Maria) a superare le peripezie e le persecuzioni, in questo caso messe in atto della Corte Costituzionale ma potrebbero essere anche Soros, “l’Europa”, o – come già evidenziato – i non meglio identificati “poteri forti”.

O i senatori membri della giunta delle immunità del Senato che il 20 gennaio saranno impegnati a votare l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno per la vicenda Gregoretti: se questa fosse concessa proprio prima delle regionali, il capo della Lega potrebbe essere presentato come un eroe punito per aver difeso “la Patria” dai “cattivi migranti” (ancora lo schema di Propp…) per questo anche dietro il braccio di ferro sulla data c’è stata una strategia comunicativa ben precisa. Da quando ha ricevuto la richiesta di autorizzazione a procedere il Capitano ha badato a presentarsi come un eroico “difensore dei confini” ostacolato dagli antagonisti “senza onore e dignità” che hanno tentato di posticipare la data del pronunciamento in giunta proprio per non avvantaggiarlo nella campagna elettorale. “Mi pare che i i numeri siano a favore di Pd, Renzi e Movimento 5 Stelle. Se così dovesse essere dovrò subire un processo. Di sicuro andrò in tribunale a testa alta perché certo di rappresentare la maggioranza del popolo italiano”. Risultato: win – win, comunque vada è un successo.