Sì all’uso delle intercettazioni, Cesaro adesso rischia. “Giggino ‘a purpetta” accusato di voto di scambio a favore del figlio

C’è voluto un anno di dibattito ma alla fine la Giunta per le autorizzazioni ha detto “sì” all’uso delle intercettazioni a carico del forzista Luigi Cesaro. Il via libera è arrivato a maggioranza, accogliendo la proposta del relatore Giuseppe Cucca di Italia Viva, e ora la palla passa a Palazzo Madama che dovrà esprimere il parere definitivo sulla questione. Quel che è certo è che per Giggino ‘a purpetta, cui la Procura di Napoli contesta l’accusa di voto di scambio, le cose sembrano mettersi male.

Del resto il senatore ed ex presidente della provincia di Napoli è da tempo finito in una maxi inchiesta che conta ben 29 indagati tra cui il figlio Armando Cesaro, quest’ultimo capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale. I fatti risalgono al periodo compreso tra maggio e giugno 2015, ossia quando si tenevano le elezioni in Campania e dove tra i candidati c’era il figlio Armando. Ed è proprio per aiutare la prole che Giggino ‘a purpetta si sarebbe speso senza risparmiarsi. Promesse di appalti, nomine nelle amministrazioni e assunzioni.

Dal piccolo al grande favore tutto era lecito pur di raccattare voti per il figlio. Una lunga lista di favori, per lo più promessi, che sono stati messi nero su bianco dal pm Simone De Roxas. Tra questi si va dalla promessa ad un imprenditore di riuscire a fargli ottenere un gigantesco appalto da 10 milioni di euro nell’Area di Sviluppo Industriale nella zona del casertano, fino a fatti ben più piccoli come quando prometteva ad una famiglia un’assunzione in Poste Italiane in cambio di 30 voti.