Slitta il verdetto su Mafia Capitale. Ma in aula la Raggi non fa sconti. La sindaca presente all’ultima udienza in Cassazione. Martedì la sentenza definitiva sul Mondo di mezzo

Bistrattata dai media, ma decisa contro mafie e criminalità. Non c’è giorno in cui la sindaca Virginia Raggi sia venuta meno al suo impegno a combattere le organizzazioni criminali che, ormai da decenni, stritolano la Capitale. E non è mancata neanche nell’udienza di ieri davanti alla Corte di Cassazione in cui si sarebbe dovuto mettere un punto definitivo alla vicenda giudiziaria di Carminati & co ma che, alla conta dei fatti, è terminata in un nulla di fatto. Già perché l’udienza decisiva è andata per le lunghe, costringendo i giudici a rinviare la camera di consiglio, quindi anche la loro decisione, a martedì.

LE RAGIONI DEL RINVIO. A spiegare l’inatteso slittamento del verdetto è stato il presidente della VI sezione della Cassazione, Giorgio Fidelbo, che ha ammesso candidamente: “Siamo abbastanza stanchi e provati. Ora abbiamo bisogno di rileggere gli atti e di valutare quanto è stato esposto in udienza”. Chi non era affatto stanco, era il sindaco di Roma. La Raggi, come già successo nei primi due gradi di giudizio e in quelli a carico di altre organizzazioni criminali in odore di mafia, infatti è arrivata in aula nella mattinata per poi andarsene solo quando era ormai più che chiaro che il verdetto non ci sarebbe stato.

PRONTA ALLA BATTAGLIA. Proprio all’uscita il primo cittadino ha spiegato perché non ha mai fatto mancare la sua presenza in appuntamenti simili: “Non si fa alcun passo indietro, siamo qui per i cittadini onesti che sono stati spolpati e il primo cittadino non può mai mancare”. La stessa ha voluto mandare un messaggio a tutti quelli che la criticano spiegando che “soluzioni facili non ce ne sono, sono state spazzate via dalla Procura. Non è più il momento di fare quello che porta consenso ma quello che è difficile e giusto, e ci sto mettendo la faccia. Questo dovrebbe essere riconosciuto”. Ma c’è molto di più perché, spiega, “questo è un processo storico che ha messo in luce gravissimi intrecci tra politica e affari che hanno dominato Roma per circa 10 anni con ripercussioni gravissime sulla città. Risalire e uscire fuori da questo periodo buio è molto difficile”.

DANNI PER TUTTI. A prescindere da cosa deciderà la Cassazione, ossia sulla mafiosità o meno di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e della loro cricca, non si può negare che la sindaca abbia perfettamente ragione sui danni causati alla città. Del resto l’inchiesta Mondo di mezzo ha dimostrato come un gruppo di persone spregiudicate, in poco tempo era riuscito a radicalizzarsi sul territorio sfruttando il “prestigio criminale” del cecato. Così, intimidazione dopo intimidazione e appalto dopo appalto, l’impero di Carminati e del collega Buzzi cresceva a dismisura. Una potenza che, incredibilmente e nel volgere di pochi anni, aveva permesso a Mafia Capitale di avere un dialogo paritario con ‘ndrangheta, Camorra e Cosa nostra.