Spendiamo 9,4 miliardi per frontiere colabrodo. Dubbi del ministro Amendola sugli investimenti richiesti da Frontex

Non c’è una bacchetta magica che in un attimo consente di risolvere il problema dell’immigrazione. Occorre tanto e duro e lavoro. Lo ha dichiarato Luciana Lamorgese dopo il vertice dei ministri degli interni in Lussemburgo e lo ha ribadito sostanzialmente ieri, in audizione in Commissione Schengen, il ministro degli affari europei Enzo Amendola, che ha anche precisato che senza un’azione seria e strutturata da parte dell’intera Unione europea non si potrà uscire da quella che viene gestita come una costante emergenza. L’esponente dem, appartenente a un partito da sempre schierato a favore dell’accoglienza, ha però anche precisato che nell’attesa di un impegno concreto da parte dell’Ue sono anche da riconsiderare le spese che i diversi Paesi, a partire dall’Italia, affrontano per garantire la sicurezza dei confini.

Mentre le frontiere restano estremamente permeabili e mancano soluzioni per l’esercito di disperati che sfida la morte nel Mediterraneo alla ricerca di una seconda chance in Europa, per Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, sono previsti investimenti per 778,7 milioni tra il 2019 e il 2020 e per 9,4 miliardi tra il 2021 e il 2027. “Essendo soldi pubblici – ha dichiarato il ministro – io cerco di ragionare sull’efficientamento dello strumento, ma anche delle risorse che mettiamo”. Ancora: “Perché 9,4 miliardi significa anche una bella partecipazione italiana”. Amendola ha tra l’altro evidenziato che l’accordo in materia tra Parlamento e Consiglio “non include alcune rilevanti novità” e tale particolare riguarda pure “il ruolo di Frontex nei Paesi terzi”.

Sull’immigrazione insomma servono “soluzioni strutturali”, si deve “uscire da un dibattito emergenziale tra i Paesi Ue”. Riflessioni fatte considerando che “la solidarietà tra Paesi europei non si è al momento realizzata”. Tutte le speranze sono così riposte nel lavoro che porterà avanti la nuova Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen. Ma molto dovranno fare anche i Governi nazionali. Un risultato importante raggiunto, anche per Amendola, è così quello degli accordi di Malta sulla distribuzione tra i vari Paesi dei migranti che sbarcano in Europa. Per il ministro quella trovata a La Valletta è una formula “nel mentre” “si costruisce una massa critica di Paesi che iniziano a costruire delle soluzioni alternative”. Un primo importante passo.