Juan Carlos, l’inevitabile adios

di Antonello Di Lella

Un lento ma inesorabile declino. Gli ultimi anni, complici anche alcuni malanni fisici, sono stati davvero duri per Juan Carlos di Spagna. Qualche gaffe di troppo, unita a scandali giudiziari che hanno coinvolto anche alcuni dei suoi familiari hanno fatto il resto.
Con il re che ha perso popolarità ogni giorno di più. E, infatti, le richieste affinché il re abdicasse andavano avanti già da anni, con il figlio, il principe delle Asturie, che a quanto pare gode di una fiducia e credibilità molto maggiore rispetto a quella del padre. Ancora viva negli occhi dei suoi connazionali la foto scattata nel 2012 in Botswana, con il re immortalato al fianco della sua amante dopo essere stato a caccia di elefanti.
Oltre al periodo di crisi del suo Paese, e che quindi fece gridare allo scandalo per le spese sostenute, ben più grave risultò la presidenza ad honorem per Juan Carlos del Wwf spagnolo. Una macchia non perdonata nonostante le pubbliche scuse del sovrano spagnolo che, in quell’occasione, promise: “Non succederà più”.

Le ombre giudiziarie
È il 2012 l’annus horribilis per Juan Carlos. Perché la figlia, l’infanta Cristina, finisce al centro di un’inchiesta giudiziaria. Con il marito, Inaki Urdangarin, tra i maggior indiziati in una delle più tristi vicende per la corona di Spagna. Un presunto scandalo di fondi pubblici intascati attraverso una Ong No Profit. Tra le richieste, svelate dal quotidiano spagnolo El Pais nello scorso mese di febbraio, della procura solo una multa per l’infanta Cristina, mentre pesantissima la richiesta per il marito con 17 anni di carcere.
Tra i reati contestati malversazione, prevaricazione, frode nei confronti dell’amministrazione, falso in documenti, reati fiscali e riciclaggio. La decisione del Tribunale di Maiorca è atteso a giorni e non si esclude possa arrivare già nel corso di questa settimana.

Il calo di consensi
Così anche lo scandalo giudiziario ha contribuito a far incrinare la popolarità della corona di Spagna acquisita in tanti anni. Salito al trono nel 1975, Juan Carlos è stato il traghettatore dalla dittatura (quella del generale Francisco Franco) alla democrazia. Fu proprio il generale Franco a designarlo suo successore e ben presto, con i suoi primi atti al vertice della monarchia, riuscì a smentire tutti coloro che lo vedevano come un fedelissimo del dittatore. Da poco al trono Juan Carlos portò a compimento una costituzione democratica con ampie autonomie territoriali.
Oltre alla ventata democratica del post franchismo, determinante risulta il golpe sventato nel 1981.
Proprio l’aver evitato il colpo di Stato portò la sua fama all’apice. Una popolarità incredibile e restata tale, senza alcun calo di consensi, per due-tre decenni. Almeno fino alla caccia degli elefanti del 2012; ma un altro duro colpo che minò ulteriormente la sua popolarità fu causata dalle rivelazioni di una fonte a lui vicina delle almeno 1.500 amanti.

 

Abdica il Re di Spagna, Felipe pronto a regnare

di Valerio Rossi

Ha deciso di farsi da parte Juan Carlos di Borbone, cedendo il trono al figlio che diventerà il suo successore con il nome di Felipe VI. Sarà quindi il principe delle Asturie (46 anni) il nuovo sovrano di Spagna. “Una nuova generazione reclama protagonismo. Una generazione più giovane merita di andare avanti”, afferma il re di Spagna nel suo discorso di commiato alla nazione. Lascia a 39 anni dalla sua incoronazione, quel 22 novembre 1975, quando prese il posto del generale Francisco Franco. Una decisione presa, con molta probabilità, già da tempo; infatti Juan Carlos avrebbe voluto lasciare già nel gennaio scorso quando il 5 di quel mese ha compiuto 76 anni. “Desidero esprimere tutta la mia gratitudine al popolo spagnolo, a tutte le persone che hanno incarnato il potere e le istituzioni dello stato durante il mio regno e a quanti mi hanno aiutato con generosità e lealtà a svolgere le mie funzioni”, afferma Juan Carlos, “Guidato dalla convinzione di rendere un servizio agli spagnoli, una volta che mi sono ripreso sia fisicamente che nell’attività istituzionale ho deciso di porre fine al mio regno e di abdicare al trono di Spagna”. Nel corso del suo intervento l’ormai ex re è passato anche sulla dura crisi che ha colpito pure la sua amata Spagna, soffermandosi e sottolineando con orgoglio tutto ciò che è stato fatto in un durissimo periodo.

Dimissioni su Twitter
Il discorso alla nazione è arrivato nel pomeriggio di ieri, dopo che in mattinata il premier Mariano Rajoy aveva annunciato l’intenzione del re di farsi da parte e lasciare al figlio. La prima abdicazione della storia via Twitter; è sul social network che la casa reale spagnola ha diffuso la foto ufficiale della lettera di abdicazione firmata dal sovrano e consegnata a Rajoy. Una lettera chiara, inequivocabile: “Firmo e consegno al signor presidente del governo questo atto con il quale comunico la mia decisione di abdicare alla corona di Spagna”. Ulteriori precisazioni sono giunte poi nel pomeriggio quando Juan Carlos I di Borbone, così si firma nella missiva, ha spiegato che la sua unica ambizione sarà quella di contribuire alla libertà e al progresso della Spagna. Con tanto di incoronazione per il figlio: “Il principe delle Asturie incarna la stabilità dell’istituzione della monarchia. Ha la maturità per aprire un nuova fase. E avrà il sostegno della moglie Letizia”. Detto questo non è mancato neanche il ringraziamento a sua moglie Sofia. Mentre il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha definito il re abdicante come un “artefice e difensore della democrazia, nonché sostenitore dell’europeismo e della modernità della Spagna”.

Vacatio legis
Si tratta di una situazione straordinaria per la Spagna non essendo prevista nella Costituzione una legge ad hoc che specifichi come procedere. Per questo è stato convocato un consiglio dei ministri straordinario per la giornata di oggi. Il premier Rayoj ha rassicurato che il processo di abdicazione “si svolgerà in un contesto di stabilità istituzionale e come prova di maturità della nostra democrazia”. La legge che servirebbe è rimasta in sospeso dal 1978, sin dall’approvazione della Costituzione. Abdicazioni e rinunce dovrebbero essere risolte da una legge. Che per l’appunto non c’è. La maggioranza assoluta del partito al governo, però, dovrebbe giocare a favore del premier e quindi si dovrebbe giungere al varo di una norma ad hoc molto rapidamente.

I Repubblicani
Ma in alcuni parti della Spagna già sono state innalzate bandiere repubblicane. Izquierda Unida, Equo e Podemos, il nuovo partito che ha già conquistato quasi l’8 per cento degli spagnoli, ora alzano la voce inneggiando al passaggio alla Repubblica. Secondo queste forze ci sarebbero i margini per la richiesta di un referendum consultivo. Manifestazioni si sono già avute nella giornata di ieri in diversi punti del Paese; e l’ondata delle forze indipendentiste non sembra placarsi. Le richieste si fanno pressanti. Ma quella del passaggio dalla Monarchia alla Repubblica per ora sembra dover rimanere soltanto una accattivante suggestione.