Troppi rischi tra Siria e Turchia. I nostri 136 soldati tornano a casa. La Commissione Difesa impegna il Governo al ritiro. Ma per i 5S resta la condanna dell’attacco turco

Tutti a casa. Vista l’attuale situazione al confine tra Turchia e Siria la presenza militare italiana è diventata inutile e soprattutto pericolosa. Ieri la Commissione difesa della Camera ha approvato all’unanimità la risoluzione che impegna il Governo ad assumere iniziative volte al ritiro dei nostri 136 soldati in missione di pace in quell’area.

LA DECISIONE. I deputati hanno ritenuto che manchino i presupposti per una protezione della Nato dopo che Ankara ha avviato l’offensiva nel Nord-Est della Siria. Meglio andar via. “La risoluzione approvata è un importante segnale che va nella direzione di garantire la sicurezza della nostra presenza militare all’estero”, hanno precisato i parlamentari del Movimento 5 Stelle della Commissione difesa. Gli stessi hanno poi aggiunto che la Commissione ha fermamente condannato l’attività militare turca in Siria: “Come abbiamo avuto modo di ribadire, in quell’area dall’equilibrio così difficile è necessario evitare prese di posizione e iniziative unilaterali che mettono a rischio un processo di pacificazione difficile avvenuto a seguito della lotta, condotta proprio in quelle zone, al terrorismo”.

Per il questore grillino Francesco D’Uva si tratta di una conferma della linea di Luigi Di Maio. Il ritiro dei militari italiani, secondo D’Uva, rispecchia infatti la posizione già espressa dal capo politico del Movimento 5 Stelle, “che aveva già condannato aspramente l’attacco di Ankara alla Siria avvenuto un mese fa. Siamo contenti che la visione del Movimento 5 Stelle in politica estera trovi la sua massima condivisione in Parlamento”.

L’AUDIZIONE. Su quanto sta accadendo lungo il confine turco-siriano ieri è inoltre intervenuto lo stesso Di Maio in audizione sempre a Montecitorio, sostenendo che l’Italia è “fortemente preoccupata per l’involuzione dello stato di diritto in Turchia” e per le “azioni intraprese” da Ankara in Siria. Illustrando le linee programmatiche della Farnesina, il ministro degli esteri ha inoltre precisato di aver “espresso dissenso per l’intervento unilaterale in Siria” e che l’Italia è pronta a “reagire con fermezza alle provocazioni” della Turchia, con cui però “si deve tenere un canale aperto per esprimere con franchezza le nostre preoccupazioni”.

“A quasi nove anni dall’inizio del conflitto – ha concluso Di Maio – la Siria resta una ferita aperta” e “l’Italia è fermamente convinta che non esista nessuna soluzione militare di quella crisi”. Il ministro è quindi partito per Washington, dove oggi parteciperà alla riunione dei Paesi membri della coalizione anti-Isis. Una riunione che era stata annunciata nei giorni scorsi, dopo la notizia della morte a seguito di un raid americano in Siria del leader dell’Isis, Abu Bakr al Baghdadi.