Una marcia non cambia il clima. Mercalli: “Pressiamo i Governi”. Per il climatologo si è atteso troppo, il futuro è ora. Sull’ambiente i giovani sono più saggi degli adulti

Intervista al climatologo Luca Mercalli

“Quando il panico paralizzerà le masse di fronte ai veri danni climatici che ci saranno nei prossimi anni, allora poi questo farà strada alla dittatura perché non ci sarà più spazio per negoziare”. Per il climatologo Luca Mercalli è questo il rischio che si corre se i cittadini, che ieri hanno partecipato alle marce per il clima che si sono svolte in tutto il mondo, non eserciteranno una pressione costante sui governi per chiedere l’adozione di vere politiche a favore dell’ambiente.

Cosa rimarrà domani della marcia del clima?
“E’ effettivamente la grande sfida che dovranno percorrere i ragazzi, loro ne sono consapevoli. Più volte hanno ripetuto: questo è solo il punto di inizio, non è il punto di arrivo. Hanno dichiarato di assumersi delle responsabilità, loro sanno che possono già fare qualcosa come giovani. Poi è ovvio che crescendo di livello e di età le responsabilità cambiano fino ad arrivare a invitare la politica, la società e l’economia a prendersi le grandi responsabilità di legiferare in maniera prioritaria sui temi ambientali e cambiare il sistema economico, che poi in definitiva è quello che porta al danno ambientale permanente”.

Cosa potrebbe fare il Governo per dare un segnale concreto?
“Approvare la legge contro il consumo di suolo. E’ un problema notissimo che tutti hanno sulla bocca, ma nessuno riesce a prendersi quel poco coraggio che serve per mettersi contro una piccola parte dell’imprenditoria e dire basta al consumo di suolo vergine, ristrutturiamo il grande patrimonio edilizio che c’è in Italia. C’è lavoro per tutti ugualmente, non si tratta di chiudere il comparto edile, si tratta di cambiarne la qualità”.

Il nostro giornale ha commissionato un sondaggio dal quale è emerso che solo l’1% degli intervistati ritiene l’ambiente una priorità, però la marcia sul clima è stata un successo, come se lo spiega?
“Alla marcia sul clima c’erano i giovani, non c’erano altri rappresentanti della società civile degli adulti, e questo è il segnale di una sorta di spaccatura nel punto di vista di visione di futuro”.

Come si fa ad avvicinare e sensibilizzare gli adulti ai temi ambientali?
“Prima di tutto non bisogna nascondere la gravità della situazione e far capire che se perdiamo altro tempo ci avviciniamo a cambiamenti irreversibili. Nelle stesso tempo dobbiamo dare la via d’uscita, non ci dobbiamo limitare a terrorizzare dicendo che non c’è più nulla da fare, perché non è vero. Ma queste soluzioni implicano degli impegni precisi sulla responsabilità dei singoli individui e forse è questo che non piace. Questo apre la strada, in futuro alla dittatura, perché quando il panico paralizzerà le masse di fronte ai veri danni climatici che ci saranno nei prossimi anni, allora poi questo farà strada alle imposizioni e non ci sarà più spazio per negoziare”.