Una ri-Letta al Pd. Enrico ora sta sereno e appoggia Orlando al congresso del Pd per vendicarsi di Renzi e tornare premier

Enrico Letta sta preparando il piatto della vendetta da servire a Renzi. E annuncia il sostegno alla candidatura di Orlando.

Enrico Letta sta preparando il piatto della vendetta da servire, come vuole la tradizione, freddo. La pietanza sarà ovviamente destinata al suo arci-rivale, Matteo Renzi, a cui non ha mai perdonato la defenestrazione da Palazzo Chigi. L’ex presidente del Consiglio, rigenerato dall’esperienza francese, ha annunciato ufficialmente il sostegno alla candidatura di Andrea Orlando. Dopo la fase del disimpegno politico, culminata con le dimissioni da deputato, Letta è determinato a tornare in gioco. Anche se lui tiene a precisare che “non riscendo in campo” e quindi la sua partecipazione alle primarie del Pd sono un modo di “dare una chance al partito”. Il ministro delle Giustizia ha incassato così un altro endorsement di prestigio, in pericolare nell’ottica di accreditamento presso le cancellerie europee: Letta gode sempre di molta stima a Bruxelles, così come a Berlino.

Il passaggio era comunque atteso. L’ex presidente del Consiglio, al di là delle smentite di rito, punta a ricoprire di nuovo un ruolo di primo piano nell’ambito nazionale. E tornare a Palazzo Chigi sarebbe una bella rivincita politica. Un progetto che fa il paio con le parole di Orlando, che da ha ribadito un concetto: se diventerà segretario del Pd, non sarà il candidato-premier. A quel punto Letta avrebbe il profilo perfetto per riprendersi quel che gli è stato sottratto dal Rottamatore, provando a riportare nel Pd anche i fuoriusciti, guidati da Pier Luigi Bersani.

Nel mirino di Enrico, riapparso davvero sereno, è finito Renzi e in particolare la politica economica del Governo che era guidato dal Rottamatore: “Negli ultimi anni è stata raccontata una storia non vera: la linea dell’austerity ha caratterizzato l’Europa dal 2008 fino al 2014. Ma dal 2014, da quando è arrivato Juncker e con la politica espansionista di Draghi, l’Italia ha avuto margini di flessibilità molto larghi e la politica di Draghi ci ha consentito di risparmiare 33 miliardi sul costo del debito”. E quindi l’ex premier ha accusato: “A forza di raccontare la storia che era cambiata l’Italia, il governo non ha fatto tutte le scelte che doveva e ora si trova davanti ad una manovra che è quella da cui noi uscimmo all’inizio della legislatura. Qualcosa non ha funzionato”.