Una stangata tira l’altra. I Cinque Stelle dichiarano guerra ai rincari di luce e gas. L’Autority blocca gli oneri generali. Ma il conto arriverà l’anno prossimo

Una stangata tira l’altra. Se per il 2018 la spesa energetica della famiglia italiana tipo si assesterà sui 552 euro l’anno per la luce e 1.096 euro per il gas (rispettivamente 32 e 61 euro in più rispetto al 2017), cattive notizie potrebbero arrivare anche per il 2019. Gli ultimi rincari, legati all’aggiornamento trimestrale dei prezzi (+7,6% per l’elettricità e +6,1% per il gas), confermano, del resto, una tendenza registrata anche in altri mercati, a cominciare da quello francese e spagnolo. E sono legati al significativo aumento dei prezzi delle materie prime energetiche e delle quotazioni all’ingrosso di energia elettrica e gas naturale che, proprio quest’anno, hanno raggiunto livelli record in Europa. Senza contare l’impennata del 29% del costo dei permessi di emissione di anidride carbonica a carico dei produttori per compensare le dispersioni novive nell’atmosfera.

Conto salato – Per contenere i rincari delle bollette, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), ha proprogato il blocco degli oneri generali di sistema, reiterando la misura già adottata a fronte dei rincari del precedente trimestre. Una misura, tuttavia, che non potrà essere adottata ad oltranza. E, già dal 2019, occorrerà iniziare a pagare un conto salatissimo. Come del resto la stessa Arera ha chiarito nella sua memoria al termine dell’audizione dei vertici dell’Autorità, ieri mattina, dinanzi alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato in seduta congiunta. “Il percorso di recupero del mancato gettito andrà, comunque, avviato a partire dal prossimo trimestre su un arco di tempo che, al momento, si stima dell’ordine di quattro trimestri”, ha spiegato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, all’organo parlamentare. Il blocco degli oneri generali, ha chiarito inoltre il numero uno di Arera, comporterà un minor gettito totale, nel secondo semestre del 2018, di poco meno di un miliardo”. Soldi, insomma, che andranno comunque sborsati nel breve-medio termine per assolvere agli impegni finanziati proprio dagli oneri generali di sistema. Il recupero del mancato gettito, ha spiegato Besseghini, “potrebbe essere modulato sulla base dell’andamento del prezzo dell’energia, con la possibilità di utilizzare eventuali congiunture positive nel corso del 2019 per accorciane la durata, senza nel contempo gravare in maniera eccessiva sull’andamento della spesa per il servizio elettrico di famiglie e imprese”.

Corsa ai ripari – Insomma, occorre correre ai ripari. Per contenere i costi delle bollette, del resto, è stato il presidente della commissione Industria del Senato, Gianni Girotto (M5S), ad annunciare prossimi provvedimenti – dalla revisione dei certificati bianchi allo sviluppo delle rinnovabili – mirati a frenare i rincari. “La composizione della bolletta energetica incide sul potere di acquisto dei consumatori, sulla competitività delle attività produttive e sull’indirizzo delle politiche energetiche del paese – ha detto Girotto al termine dell’audizione -. Tenere a bada i conti della bolletta pertanto è un dovere politico nazionale, di interesse parlamentare, affinché possa essere garantito il benessere sociale. Il modello centralizzato, alimentato da fonti fossili approvvigionate dall’estero con esternalità che sarebbe opportuno contabilizzare, ha generato distorsioni sul prezzo che vanno superate”. Ma non è tutto. Ad aggravare il quadro, inoltre, “c’è l’enorme quantità di oneri che riguardano gli ambiti di intervento e che hanno la necessità di essere gestiti in modo più razionale”. Per questo, ha concluso il presidente della commissione Industria del Senato, “con regole chiare vogliamo creare una maggiore concorrenza con la creazione di un mercato che va liberalizzato rimuovendo gli ostacoli che limitano la reale partecipazione delle fonti energetiche rinnovabili”, favorendo “gli interventi di riduzione dei consumi e la creazione forme di nuove configurazioni di produzioni e consumo decentrate come l’autoconsumo”.