Unioni civili, ora tocca al Parlamento

di Valeria Di Corrado

Chi da sempre si batte per tutelare i diritti delle coppie di fatto non può che gioire per un’innovazione storica sul tema. La Corte di Cassazione, con una sentenza emessa lo scorso 21 marzo, ha stabilito che il convivente non può essere cacciato di casa anche se il rapporto affettivo arriva al capolinea. La Notizia giornale.it ieri ha spiegato nel dettaglio quali sono le novità introdotte con questo provvedimento. Un tassello di un puzzle molto più ampio in tema di diritti civili che, lentamente e gradualmente, si sta cercando di completare.
“I giudici stanno cercando di colmare le lacune della politica – spiega Ivan Scalfarotto, deputato eletto nella lista del Pd in Puglia, da sempre impegnato a sostegno del riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto – Sempre più sentenze negli ultimi anni stanno andando in questa direzione. E’ inevitabile che sia così. La società italiana si è radicalmente modificata rispetto al passato. Sono sempre più diffuse le coppie etero che optano per la convivenza piuttosto che per il matrimonio. Le coppie omosessuali, infatti, non hanno altra scelta”.
Come spesso accade, anche in questo caso il nostro Paese rimane indietro rispetto agli altri stati democratici. “In Italia manca una legge organica sulla famiglia non fondata sul matrimonio – precisa l’onorevole Scalfarotto – Gli Stati Uniti, per esempio, stanno facendo passi da gigante per riconoscere le unioni di fatto e, in alcuni stati, i matrimoni gay”.
Difficile negare che la vicinanza del Vaticano abbia in qualche modo “ingessato” e bloccato l’Italia, con i dogmi cattolici. “La Chiesa fa il suo mestiere – chiarisce il deputato Pd – Il problema è che la politica non deve dipendere dalla Chiesa, cercando di mantenere il più possibile la schiena dritta.
Chissà se questo nuovo Parlamento, così giovane e pieno di donne, riuscirà a regalarci piacevoli sorprese. Indipendentemente da chi andrà al governo e sulla maggioranza che riuscirà a raccogliere, i temi di coscienza dovrebbero raccogliere un largo consenso. Sono ottimista. D’altronde le leggi sul divorzio e l’aborto sono state approvate quando al governo c’era la Democrazia Cristiana”.
La Corte di Cassazione si è espressa su un caso specifico, che tuttavia rappresenta un precedente importante nella giurisprudenza in materia. Due conviventi erano arrivati ai ferri corti perchè lei, dopo che la storia era finita, aveva messo alla porta il compagno, sfoderando a suo favore il contratto di acquisto dell’abitazione. Gli ermellini però hanno stabilito che il partner, anche se non proprietario della casa in cui si è realizzata la convivenza, possa comunque essere titolare di un diritto possessorio.
“Se si arriva a far ricorso ai giudici vuol dire che la politica non ha dato le giuste risposte – spiega Scalfarotto – I cittadini sono stanchi di aspettare una legge organica che non arriva mai. Tra l’altro le coppie omosessuali sono quelle più svantaggiate in questo panorama perchè non hanno la possibilità di scegliere tra il matrimonio e la convivenza. Vengono spesso confusi i casi di chi non si vuole sposare (e consapevolmente va incontro a certe conseguenze) e chi non si può sposare”.