Dal 20 aprile al 2 giugno passando per maggio: tutte le date delle riaperture e della zona gialla in Italia

Il ministro Garavaglia propone il 2 giugno per le riaperture. La Lega vuole aprire dal 20 aprile. Ma la zona gialla potrebbe tornare il 26

Dal 20 aprile al 2 giugno passando per maggio: tutte le date delle riaperture e della zona gialla in Italia

“In Francia si parla del 14 luglio, negli Usa del 4 luglio, il 2 giugno è la nostra festa nazionale. Potrebbe essere una data delle riaperture per noi”. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, intervenendo oggi a Omnibus, ha proposto una data che non piacerà al segretario del suo partito Matteo Salvini.

Dal 20 aprile al 2 giugno passando per maggio: tutte le date delle riaperture e della zona gialla in Italia

Perché il 2 giugno è lontano e nello scontro tra aperturisti e rigoristi all’interno del governo Draghi il Carroccio si batte per la data del 20 aprile. Quel giorno potrebbe tornare in vigore la zona gialla, attualmente sospesa dal decreto legge primo aprile 2021 n. 44. Ma si tratta per ora solo di un’ipotesi. Palazzo Chigi ha precisato che riguardo il 20 aprile la cabina di regia governo-Cts sarà convocata «per valutare possibili  riaperture» solo «sulla base dei dati» epidemiologici elaborati settimanalmente dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dal ministero della Salute e dalle Regioni. Quindi misure e tempi si stabiliranno a seconda dell’incremento o del decremento del contagio.

Che per ora, fa sapere il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, registra nella settimana 31 marzo-6 aprile 2021, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (125.695 vs 141.396). Però il decremento è in parte legato alla netta riduzione dell’attività di testing. In lieve calo anche i decessi (2.868 vs 3.000), i casi attualmente positivi (555.705 vs 562.832) e le persone in isolamento domiciliare (522.625 vs 529.885). Sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (29.337 vs 29.231) e le terapie intensive (3.743 vs 3.716).

Le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti COVID in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) si attestano rispettivamente al 44% e al 41%, con 8 Regioni sopra soglia per l’area medica e 14 sopra soglia per le terapie intensive. Per queste ultime preoccupa il superamento del 50% in Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Valle d’Aosta, con una punta del 60% in Lombardia.

Italia verso la zona arancione dal 13 aprile

Stamattina Michele Bocci e Alessandra Ziniti su Repubblica scrivono che sette delle nove regioni attualmente in zona rossa potrebbero entrare in zona arancione dal 13 aprile. Il tutto sarà deciso domani, 9 aprile, dall’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza dopo i dati del report dell’Istituto Superiore della Sanità. Il monitoraggio settimanale delle regioni, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe portare in zona arancione Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Calabria. Campania e Valle d’Aosta invece dovrebbero rimanere in zona rossa.

Il motivo del cambio di colore, che porta con sé anche la libertà di circolazione delle persone senza autocertificazione all’interno dei comuni e la riapertura dei negozi tranne ristoranti e bar, arriverebbe a causa di un problema di legislazione. Secondo la tesi dell’articolo infatti fino al mese scorso, il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità su cui si basa il sistema dell’Italia a colori prevedeva che le Regioni fossero piazzate nelle diverse fasce di rischio in base a 21 parametri riassumibili in due numeri. Ovvero l’Rt, cioè l’indice di replicazione dei casi, e l’indice di rischio dato dalla pressione sul sistema sanitario.

Quando il governo Draghi ha deciso di inserire il nuovo parametro dell’incidenza di 250 casi positivi ogni 100.000 abitanti (sufficiente da solo a far finire in rosso una Regione ma anche una Provincia o un singolo Comune), si è dimenticato di inserire nella norma lo stesso limite temporale dell’Rt. E così, considerato che l’incidenza viene calcolata ogni settimana, basta che i dati degli ultimi sette giorni riportino una media inferiore ai 250 per allentare la stretta.

Ovvero, quello che è accaduto la settimana scorsa con Veneto, Marche e provincia di Trento.

20 aprile? perché la zona gialla potrebbe tornare il 26

Ma c’è anche chi dice che la data giusta per il ritorno della zona gialla potrebbe essere il 26 aprile. La data giusta potrebbe essere quella di lunedì 26, ma soltanto a talune condizioni. Ovvero indice di contagio Rt sotto 1, terapie intensive e reparti ordinari sotto i livelli di guardia. E soprattutto la fascia di popolazione sopra i 70 anni messa in sicurezza. Scriveva Repubblica un paio di giorni fa:

È lo scenario che potrebbe convincere il governo a mettere la firma sotto un provvedimento di deroga che disponga le prime riaperture: bar e ristoranti a pranzo (magari con un orario in un primo tempo ridotto fino alle 16). Non proprio il ripristino della zona gialla (sospesa per decreto fino al 30 aprile). Ma almeno un piccolo segnale — fanno sapere fonti di governo — al premier Draghi piacerebbe poterlo dare.

Gli aperturisti potrebbero accontentarsi del primo passo sulla strada delle riaperture (su cui spingono Lega, Forza Italia e Italia Viva). I rigoristi accetterebbero se rassicurati dal Cts sui risultati di due mesi di restrizioni e della campagna vaccinale. Che per quella data dovrebbe avere raggiunto la quota prefissata delle 500.000 somministrazioni al giorno. Con un obiettivo comune: riportare tutti i ragazzi in classe, anche quelli delle superiori, per la fine della scuola. Almeno un mese prima degli esami di maturità.

Giovedì si riunirà la Cabina di Regia del governo insieme alla Conferenza Stato-Regioni. Parteciperanno il ministro dell’Economia Daniele Franco e la responsabile degli Affari Regionali Mariastella Gelmini oltre al premier Mario Draghi. Il 16 aprile invece verranno valutati i dati del monitoraggio delle Regioni.