Europa spietata. Se ne infischia del terremoto nelle Marche: niente spese straordinarie per l’Italia

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato a Camerino verso le 16, per visitare le zone colpite dal terremoto. Mentre l'Europa non fa concessioni

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato a Camerino verso le 16, per visitare le zone colpite dal terremoto, mentre la terra continua a tremare tra Marche e Umbria. Per esserci, il premier ha annullato gli appuntamenti previsti per ieri e oggi in Veneto. “Il terremoto – ha detto il premier – ci sta mettendo a dura prova ma l’Italia c’è, non lascia soli i cittadini, siamo più forti e ce la faremo. Questa la prima dichiarazione di Renzi, che poi ha chiesto al “Parlamento, nel pieno rispetto dei ruoli, di fare più veloce possibile per approvare il decreto sul terremoto” del 24 agosto. Intanto il Consiglio dei Ministri ha esteso lo stato di emergenza per il nuovo terremoto e ha stanziato con un decreto 40 milioni di euro per l’area colpita dal sisma di mercoledì. Un primo passo, certo. Ma il finanziamento previsto non basterà. Occorreranno ulteriori interventi per un’area, quella appenninica, a lungo abbandonata e vittima della negligenza dei Governi precedenti. Basti questo: solo per il terremoto del 24 agosto, i danni conteggiati dalla Protezione Civile non sono inferiori ai 3-4 miliardi. E si parla di 1-2 miliardi anche per Visso gli altri Comuni colpiti. Se ne riparlerà, dunque, con l’arrivo della nuova Manovra. E non a caso l’Unione Europea già attende al varco.

PARTITA EUROPEA
Le spese a cui l’Italia farà fronte a seguito del nuovo terremoto che ha colpito il centro Italia “saranno considerate se e quando riceveremo dettagli pieni dalle autorità italiane”, ha già fatto sapere Annika Breidthardt, portavoce del commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici, rispondendo a una domanda circa la possibilità che i 40 milioni stanziati dal Consiglio dei ministri siano inseriti da Bruxelles tra le spese da scorporare ai fini del conteggio del rapporto deficit/Pil. “Secondo le regole europee – ha poi aggiunto – i costi legati alle emergenze di breve periodo in risposta a grandi catastrofi naturali eccezionali possono essere classificati come costi eccezionali e di conseguenza esclusi dal calcolo dello sforzo fiscale strutturale di uno Stato membro nel rispettare i vincoli del patto di stabilità e crescita. Per esempio, nel caso dell’Italia, i costi di emergenza collegati ai terremoti in Abruzzo e in Emilia, così come altri disastri naturali, che sono stati presi in considerazione in passato. Comunque non faremo ipotesi su questo ora”.

PREVENZIONE
Intanto da più fronti si è alzata la voce che chiede maggiori stanziamenti, oltreché ovviamente per la ricostruzione, per la prevenzione. Perché si sa, l’Italia è un Paese soggetto a eventi sismici. Basti questo: dodici Regioni italiane su venti sono state colpite da un terremoto a carattere distruttivo tra il 14 gennaio del 1968, data in cui tremò la terra del Belice e mercoledì scorso, in cui a tremare sono state Marche e Umbria. Otto terremoti in quarantotto anni, uno ogni sei. Trenta negli ultimi 150 anni, uno ogni cinque. Ma ecco il punto. Secondo i dati dell’Ufficio Studi della Camera, abbiamo speso per ricostruire, in 48 anni, una cifra pari a 121 miliardi di euro. Parliamo, cioè, di 2,5 miliardi all’anno, più o meno, senza contare quanto costerà l’ultimo sisma. E, come si suol dire, prevenire è meglio che curare. Soprattutto se si vive in zone ad alto rischio sismico.