Brianza, la ‘Ndrangheta e la Camorra dietro il boom delle “case fantasma”. Centinaia di immobili in Lombardia non vengono denunciati all’Agenzia del territorio.

di Alessandro Barcella

Il regno “padano” delle case fantasma? La Brianza. Non parliamo di immobili infestati da spiriti ma delle case non registrate al catasto.
Migliaia di “particelle” di nuova edificazione o di ampliamenti edilizi, per cui non è stata presentata dichiarazione nei tempi stabiliti dalla legge.
I dati sono quelli dell’Agenzia del Territorio, aggiornati al 30 novembre scorso. Sono due i comuni, entrambi in provincia di Monza e Brianza, a spiccare in negativo: Desio e Seregno.
Il primo ha ben 357 “particelle” immobiliari non registrate, tra quelle su cui pende l’accertamento e quelle con rendita catastale presunta.
La legge vuole infatti che in assenza di un aggiornamento da parte del proprietario (di solito ad aprile di ogni anno) venga attribuita d’ufficio una rendita presunta: da quel momento l’immobile esiste, ma con lo status di fantasma.
L’adiacente Seregno invece, appartenente al Polo catastale Brianza Ovest, è a quota 307.

Terre note alla cronaca
Non si tratta di comuni “anonimi” ma di territori ben noti alla cronaca. Desio è stata infatti nel 2010 la prima amministrazione della Lombardia a cadere a seguito di dimissioni in blocco del consiglio (per i presunti coinvolgimenti di alcuni esponenti politici nell’inchiesta “Infinito”, che porta in carcere oltre 300 persone, 50 delle quali in Brianza). Storie di ‘Ndrangheta che si affiancano a quelle di Camorra, di cui si parla invece in queste settimane a Seregno. E’ infatti cronaca molto recente lo “scandalo” denunciato da un’inchiesta giornalistica dell’Espresso, che avrebbe scoperchiato intrecci tra politica, imprenditoria e prestanome del clan dei casalesi (in un affare legato al business delle energie rinnovabili). Il sindaco leghista Giacinto Mariani, tirato in ballo dall’inchiesta, ha dovuto incassare le dimissioni di 6 degli 8 consiglieri della sua stessa maggioranza. Per il momento resta in sella, ma anche l’altra metà pidiellina che lo sosteneva lo ha “scaricato” e i consigli comunali continuano a saltare per mancanza del numero legale.

Il summit di ‘Ndrangheta
A pochi chilometri di distanza, infine, c’è Paderno Dugnano, dove nell’ottobre 2009 il centro sociale intitolato a Falcone e Borsellino venne “violato” dalla riunione segreta delle ‘ndrine calabresi, che vi elessero il “mastro generale” (il capo assoluto della ndrangheta per l’intera Lombardia).
Il dato padernese? Duecentottansei particelle fantasma.
Non esiste certo un legame diretto tra abusivismo e illegalità criminale, ma è quanto meno “sintomatica” la concentrazione del fenomeno in queste terre.
Un raffronto? Milano ha 22 particelle in quell’elenco, la vicina Monza 16, Sesto San Giovanni appena 2.
E le terre d’origine di quello stesso cancro mafioso? La calabrese Bovalino è a 786, le siciliane Corleone e Licata a 1424 e 2867. Spicca allora l’enormità del dato di Varese città, terra “lumbard” con 1414 unità(quasi 270 in più della patria dei casalesi, la casertana Casal di Principe).