Politiche ambientali europee. Un fronte comune per condividerle. Nasce un Gruppo con dentro società civile e istituzioni. A sostenerlo anche quattro eurodeputati italiani

Politiche ambientali europee. Un fronte comune per condividerle. Nasce un Gruppo con dentro società civile e istituzioni. A sostenerlo anche quattro eurodeputati italiani

Lo sviluppo sostenibile non è e non può essere più solo uno spot da utilizzare in campagna elettorale. Ne ha preso coscienza la politica in Italia e lo hanno capito ancor prima in Europa. Finalmente è stato rivoluzionato lo stesso Ministero dell’ambiente e le risorse del recovery, come ben sa il premier Mario Draghi, sono fortemente legate alla green economy. Istituzioni europee e organizzazioni civiche si sono così unite per promuovere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e favorire in tal modo la fondamentale transizione ecologica.

L’INIZIATIVA. Il progetto è stato lanciato il 16 febbraio con la conferenza “Making sustainability an easy choice for EU citizens” ed è stato promosso da Cittadinanzattiva, attraverso la sua rete europea Active Citizenship Network, dall’associazione europea dei consumatori “European Consumers Union” e dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Si tratta del Gruppo interistituzionale “SDGs for well-being and consumers’ protection”, sostenuto subito da otto eurodeputati, di diversi Paesi e gruppi politici, tra cui l’azzurro Aldo Patriciello, la pentastellata Sabrina Pignedoli (nella foto), il dem Giuliano Pisapia, e la dem Patrizia Toia. Il Gruppo nasce dal desiderio della società civile di contribuire agli SDGs e al Green New Deal, convinti che il protagonismo e l’empowerment dei cittadini e dei consumatori debba essere il pilastro della transizione verso un’Europa più inclusiva e sostenibile.

GLI OBIETTIVI. L’ambizione è quella di diventare un catalizzatore delle sensibilità provenienti da società civile, mondo delle imprese, ricerca, e media a livello nazionale ed europeo, un facilitatore nel dialogo tra le istituzioni europee e le parti interessate attive in settori specifici, e un incubatore di buone pratiche, per facilitare il processo di scambio, contaminazione e diffusione delle migliori prassi utili nell’orientare in primis imprese e cittadini dell’Ue verso scelte sempre più sostenibili. Iniziativa considerata subito convincente, al punto da essere sostenuta da 47 associazioni nazionali ed europee, in rappresentanti di 24 Paesi europei, di cui 2 extra Ue.

LE REAZIONI. L’Unione europea, per il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, ha indicato la strada da percorrere e gli Stati membri devono essere protagonisti della trasformazione per coglierne i vantaggi, facendo sì che l’Europa del 2030 possa essere molto migliore di quella di qualche un anno fa, più sostenibile e in grado di non lasciare nessuno indietro. Sergio Veroli, presidente di Ecu e vicepresidente di Federconsumatori, non nasconde il fatto che il 2020 sia stato il peggiore anno che l’umanità abbia conosciuto dalla fine della seconda guerra mondiale, ma anche per lui la svolta verde annunciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rappresenta una scelta fondamentale per l’Unione europea.

Secondo Veroli, la nuova politica richiederà però l’azione congiunta dello Stato, degli enti pubblici, delle associazioni dei consumatori, dei sindacati e dei cittadini, affrontando sia lobbies e corporativismi che apatia e indifferenza. Per troppo tempo del resto i più, e non solo i politici, sono rimasti indifferenti appunto agli stessi cambiamenti climatici. Ecu determinante dunque per arrivare a scelte condivise con le imprese e con i rappresentanti delle istituzioni, a favore di uno sviluppo sostenibile.