La riforma degli ammortizzatori sociali può attendere. Tanta fretta sulla giustizia e il governo dei migliori dimentica i lavoratori. Mentre in tutto il Paese si continua a licenziare

Nonostante la riforma degli ammortizzatori sociali, al pari di quella della giustizia, sia contenuta nel Recovery plan siamo ancora fermi agli annunci.

La riforma degli ammortizzatori sociali può attendere. Tanta fretta sulla giustizia e il governo dei migliori dimentica i lavoratori. Mentre in tutto il Paese si continua a licenziare

Il dem Peppe Provenzano sul caso Logista, ovvero sui 65 dipendenti – ma si arriva a un centinaio se si considera il personale impiegatizio diretto, gli addetti alla vigilanza, il personale delle pulizie – che rischiano di perdere il posto di lavoro perché la multinazionale monopolista nella distribuzione del tabacco ha deciso di chiudere il sito di Bologna, chiama in causa “le politiche industriali”. “Servono norme per difenderci e sanzionare questi comportamenti, e soprattutto una politica industriale per promuovere la produzione e il lavoro buono nella ripartenza”, dice l’ex ministro.

Un riferimento al ministero dello Sviluppo economico, guidato da Giancarlo Giorgetti? Forse sì, forse no, chissà. Ma di certo alla fine sulla scelta di sbloccare i licenziamenti per tutti i comparti, eccezion fatta per il tessile allargato, hanno finito per convergere sia Giorgetti sia il ministro del Lavoro del Pd, Andrea Orlando (nella foto). Sul quale ora piovono interrogazioni per chiedere conto dell’ennesimo episodio di licenziamenti selvaggi. Di certo Orlando, ovvero il governo, è responsabile della mancata riforma degli ammortizzatori sociali. Orlando l’aveva promessa a marzo poi è slittata a luglio. Ora rischia – come ha affermato il numero uno della Cgil, Maurizio Landini – il rinvio all’autunno con la prossima legge di Bilancio.

La verità è che l’esecutivo dei migliori impantanato nella riforma della giustizia ha preferito far lavorare i deputati fino a tarda notte e anche la domenica per portare a casa il ddl penale a scapito delle altre riforme. Ha sacrificato sull’altare della Cartabia il fisco e la concorrenza nonostante avesse concordato con Bruxelles il cronoprogramma – allegato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (qui il testo) – di queste riforme e di fatto ha accumulato ritardi su tutto il resto dell’agenda del governo.

Anche la riforma degli ammortizzatori sociali è contenuta, ricordiamo, nel nostro Recovery plan. Ma dei nuovi sussidi universali per chi rimane senza lavoro e di nuovi strumenti per trovare un nuovo posto ai disoccupati, quanto mai necessari ora che i licenziamenti sono stati sbloccati, non si vede traccia. Si è parlato anche di un pacchetto di norme anti-delocalizzazione in arrivo per evitare altri casi Gkn. Orlando, il 28 luglio, ha annunciato di essere al lavoro col Mise.

Ma anche su questo siamo ancora fermi agli annunci. Giorgetti, che ha detto di volere “il west ma non il far west”, ha annunciato, ieri, che farà “una direttiva chiara che leghi i contratti di sviluppo alle aree di crisi”. Oggi – ha spiegato – “non è così: come Mise gestiamo i contratti di sviluppo attraverso Invitalia in concorso con gli stanziamenti regionali. Ritengo importante dare un segnale concreto e cioè l’impegno da parte degli investitori che ricevono agevolazioni a valorizzare zone e lavoratori di aziende in crisi”.

Basterà tutto ciò a tamponare l’emorragia in corso dei posti di lavoro? Di sicuro anche di questo si parlerà al tavolo convocato con i sindacati per giovedì dai ministri Orlando e Speranza, sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

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