Un’ora di incontro lunedì al Palazzo di Giustizia per spiegarsi. O meglio, per spiegare che le inchieste aperte dalla procura su presunti abusi edilizi – che riguardano anche grattacieli costruiti da zero e fatti passare per ristrutturazioni – stanno spaventando i dipendenti comunali. I quali temendo di essere indagati, non firmano più alcun atto. Da una parte del tavolo, l’assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, dall’altra l’aggiunto Tiziana Siciliano e il procuratore Marcello Viola.
Per evitare lo scontro tra pm e Comune di Milano sull’inchiesta grattacieli si è tenuto un incontro a Palazzo di Giustizia
Un incontro voluto per appianare quella che si sta trasformando in una vera e propria guerra tra magistrati e Comune. La tesi dei pm è chiara: a Milano ci sono almeno tre palazzi – ma i magistrati si starebbero concentrando su numerose altre opere – che sono “spuntati” senza le dovute autorizzazioni. Cioè, dicono i pm, nuove edificazioni che i costruttori avevano fatto passare per ristrutturazioni dell’esistente, ottenendo indebiti vantaggi. Il primo caso era stato il condominio sorto in un cortile di Piazza Aspromonte (la procura ne aveva chiesto il sequestro, negato però dalla Cassazione), poi c’era stato quello del Park Towers di via Crescenzago (sei gli indagati tra costruttori, architetti e dirigenti).
Ma, per spiegare la tesi della procura, il caso più emblematico è forse l’indagine aperta sul grattacielo di via Stresa 22 che vede otto indagati tra costruttori, architetti, dirigenti ed ex dirigenti del Comune. Il palazzo – 24 piani per 82 metri totali, 102 appartamenti previsti, che saranno venduti a 10 mila euro al mq – era sorto al posto di due edifici di 2 e 3 piani l’uno. Il progetto, da 45 milioni, era partito il 6 settembre 2018 dopo la presentazione di una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), invece del permesso di costruire. Per i pm Filippini, Petruzzella e Clerici un procedimento che avrebbe dato ai costruttori “un ingiusto vantaggio economico di rilevante gravità”.
Sotto la lente degli inquirenti i benefici finanziari, urbanistici ed edilizi ottenuti in deroga alle leggi nazionali e alla legge regionale del 2005, come il recupero delle superfici esistenti, incluse quelle ‘interrate’ e trasferite sui piani fuori terra, superando gli indici previsti dal Pgt e la “monetizzazione” degli oneri, pratica che permette ai costruttori di pagare il Comune invece che cedere aree per realizzare servizi pubblici necessari.
I pm hanno contestato la “lottizzazione abusiva”
I pm hanno contestato la “lottizzazione abusiva” per aver iniziato una “trasformazione edilizia urbanistica” in assenza di un “piano urbanistico attuativo”, obbligatorio per gli edifici con altezze oltre i 25 metri. Sarebbero stati violati così i limiti di legge “inderogabili” su “densità, altezza e distanza” degli edifici, provocando la “compromissione del paesaggio urbano” e senza prevedere un aumento né dei “parcheggi” né del “verde”. E tutto ciò, sempre per i pm, sarebbe stato possibile in base a una circolare emanata dai dirigenti comunali il 31 maggio 2018. La posizione del Comune è altrettanto chiara: la materia urbanistica è assai complessa e la procura è in errore. E, in ogni caso, è argomento di competenza amministrativa e non penale.
L’ex assessora di Pisapia oggi avvocato dei club per San Siro si rifà alle norme scritte da lei stessa
Nei giorni scorsi, a sostenere la tesi che tutto sia a norma con un’intervista al Corriere, era stata l’ex assessora all’Urbanistica di Pisapia, l’avvocato Ada Lucia De Cesaris, che molte di quelle norme le ha materialmente scritte quando era assessore, e che oggi col suo studio legale segue numerose pratiche dei costruttori a Milano, a partire da Milan e Inter sulla questione nuovo stadio di San Siro. “Faccio riferimento a chi oggi opera negli uffici dell’urbanistica, persone con la schiena dritta con cui ho condiviso la vita per cinque anni. Sempre attenta all’interesse pubblico. Se non si parte da qui si rischia di prendere la direzione sbagliata”, ha detto.
Come finirà la guerra non è dato sapere oggi
Come finirà la guerra non è dato sapere oggi. Di sicuro le pressioni provenienti sia dal Comune (“Questo corto circuito deve essere superato col dialogo e il dialogo deve essere fatto anche faccia a faccia: ognuno deve fare il suo ruolo, però a volte ho l’impressione che certe cose nascano dalla non conoscenza del ruolo e del lavoro dell’altro”, ha detto il sindaco Sala) sia da parte dei costruttori, potrebbero spingere la procura al passo indietro. Tuttavia resta un dato: a Milano, con le norme attuali, puoi prendere un palazzo di due piani, presentare una Scia, abbatterlo e poi puoi costruire una torre di 90 metri. Sfuggendo al Pgt e agli oneri previsti per le nuove edificazioni. Norme che all’occhio del cittadino appaiono sbilanciate a favore di chi costruisce e sfavorevoli per chi abita la città. E politicamente questa è già una condanna.