Gaza, 14 apr. (askanews) – “Ovunque andiamo, la morte ci segue”. Così il palestinese Karam al-Shafei fuori dall’ospedale Al-Shaifa di Gaza, dove arrivano le vittime dell’ultimo raid israeliano sulla città, nel quartiere di Shujaiya.Dal 18 marzo, l’esercito israeliano ha ucciso 1.584 persone secondo il ministero della salute di Gaza, controllato da Hamas. In meno di un mese.Morti che pesano sui tentativi di trovare un nuovo accordo per il cessate il fuoco. I negoziati sono in corso al Cairo, con la mediazione di Qatar ed Egitto, e il tema cruciale resta il rilascio degli ostaggi, rapiti da Hamas nella strage del 7 ottobre.Secondo fonti il gruppo armato palestinese avrebbe accettato di rilasciare un maggior numero di ostaggi, tutti secondo alcune indiscrezioni, se Israele dal canto suo accetterà un “serio scambio” di prigionieri e darà garanzie sulla fine dei bombardamenti a Gaza.”Vogliamo vivere. Basta sangue, basta terrore – aggiunge Karam al-Shafei – Quelli che sono morti sono ora sotto la misericordia di Dio, ma che ne sarà dei feriti e dei poveri, che ne sarà di noi? Basta”.
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