L’indicibile non detto, da ieri, non è più tale. Ora è scolpito nero su bianco nel voto del governo guidato dal ricercato e presunto criminale di guerra Benjamin Netanyahu (su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale) che, gettando definitivamente la maschera, ha annunciato l’occupazione totale della Striscia di Gaza.
Non bastavano le bombe e la fame a cui è stato ridotto un intero popolo, per i palestinesi il democratico esecutivo israeliano ha in serbo la soluzione finale della deportazione forzata. Sulle pagine di questo giornale, abbiamo più volte condannato la sproporzione tra l’esecrabile attentato subito per mano di Hamas e la reazione di Tel Aviv contro la quale si era sollevata, inascoltata, anche la voce di Papa Francesco: 1.400 israeliani uccisi contro gli oltre 50mila palestinesi, per oltre la metà bambini.
Ma dopo il voto di ieri, nessuno, a partire dagli Usa che hanno avallato (e armato) la carneficina in corso in Medio Oriente per proseguire con l’Europa (che tace acconsentendovi) e l’intero occidente potrà più utilizzare il 7 ottobre come pretesto per giustificare lo sterminio in corso che non ha nulla a che vedere con il diritto all’esistenza dello Stato di Israele ma con quella che lo stesso governo guidato da Netanyahu ha definito un’occupazione militare.
Non sappiamo se il premier israeliano risponderà mai davanti alla Corte penale internazionale dei crimini che gli vengono contestati. Di sicuro lo farà davanti al tribunale della storia. Con chi, voltandosi dall’altra parte, ha finto di non vedere.