Le Lettere

Putin e la Banda Bassotti

Sabato al vertice di Kiev con Macron, Starmer, Mertz e Tusk, non è andata la Meloni che si è collegata da Roma. Per me vuole fare la furba, ma resterà isolata in Europa.
Irma Piraino
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Gentile lettrice, Meloni non fa la furba, è furba. Ricorda l’inchiesta di Politico secondo cui era la capa più potente d’Europa? Pochi lessero l’articolo: diceva che è “potente” non per merito suo ma per demerito degli altri capetti, di infima statura. Non è andata a Kiev per non irritare Trump. Ma tra essere furbi ed essere capaci c’è molta differenza. Dal vertice di Kiev è scaturita la solita richiesta di 30 giorni di tregua, un’astuzia per intralciare la pace e continuare la guerra: la tregua sfavorisce i russi, che dovrebbero fermare l’avanzata, e agevola l’Ucraina, che avrebbe modo di riposizionarsi e rifornire gli arsenali. Ma Putin ha smascherato il bluff e ha proposto un negoziato diretto Russia-Ucraina: “Se volete la pace, trattiamo”. Se fosse un poker, diremmo che Putin ha messo i soldi nel piatto e ha detto: “Vedo”. Subito dopo è arrivato il post di Trump: “Putin vuole negoziare. L’Ucraina dovrebbe accettare immediatamente”. E obtorto collo Zelensky ha accettato: vedrà Putin giovedì in Turchia. L’Europa – che è una Banda Bassotti dedita al raggiro – continua a urlare: “Prima la tregua!”, perché non ha altre mosse. Credo che a Istanbul la Russia farà una proposta, poco trattabile a mio parere, e l’Ucraina dovrà dire o sì o no. Forse dirà no. Lì si vedrà chi aveva gli assi in mano. La strada è viscida, non facile e, in caso di rottura, Zelensky e gli europei grideranno in coro che è colpa di Putin. Ma vedremo.