Negoziato di pace Russia-Ucraina, la Ue esclusa prova a farlo fallire

Putin non ha deciso se domani sarà presente a Istanbul. Ma avverte: inasprire le sanzioni a Mosca è da “deficienti”.

Negoziato di pace Russia-Ucraina, la Ue esclusa prova a farlo fallire

La Russia continua a “prepararsi” alle trattative dirette con l’Ucraina giovedì a Istanbul ma annuncerà chi sarà presente in rappresentanza di Mosca solo quando il presidente Vladimir Putin lo avrà deciso. Lo ha ribadito senza equivoci il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Ma a tal proposito, senza correre il rischio di prendere le parti di Putin, è forse il caso di fare alcune considerazioni che chiamano in causa l’Europa intera. Che il leader ucraino faccia pressioni su Putin non ci pare una buona idea.

Kiev ha affermato che l’assenza del presidente russo sarebbe il “segnale definitivo” che Mosca non vuole porre fine alla guerra.

Anche l’Europa pressa senza risultato Putin

Ma, ancor meno, ci pare una buona idea che a esercitare pressioni in tal senso sia l’Europa.

“Penso che Volodymyr Zelensky abbia fatto bene a dire ‘Ok, sono disposto a incontrare Putin’, penso che sia una buona mossa se si siedono al tavolo”, ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas. “Ma non credo che Putin oserà farlo”, ha aggiunto.

Esternazioni che non fanno che esacerbare gli animi dei russi. I Paesi europei non possono rivendicare un ruolo di mediazione nel conflitto ucraino, perché la loro posizione è “interamente dalla parte dell’Ucraina” e mira alla continuazione della guerra, ha detto Peskov.

Né tanto meno appare proficua la minaccia europea di inasprire le sanzioni alla Russia. Putin lunedì ha respinto al mittente l’ultimatum “inaccettabile” lanciato sabato da Kiev dai leader dei Volenterosi di un cessate il fuoco di un mese, pena l’inasprimento delle sanzioni. “Non è questo il modo di parlare alla Russia”, ha replicato Peskov.

Coloro che “vogliono male” alla Russia sono pronti ad adottare nuove sanzioni contro Mosca anche “a loro discapito” perché sono “deficienti”, ha affermato Putin ieri.

Il M5S non ci sta: si impegnino tutti per il successo del negoziato

L’Italia “doveva assolutamente battersi per imprimere una svolta negoziale. Non è stato fatto, ha scelto come unica strategia quella bellicista della scommessa contro la Russia, scommessa fallita”, ha detto il presidente M5S, Giuseppe Conte, a margine di “Parlami d’Europa”, iniziativa della delegazione del M5S al Parlamento europeo realizzata in collaborazione con il Network Giovani.

“Adesso – ha aggiunto – l’unica cosa è concentrarsi tutti, dare una mano, per quanto è possibile, ogni governo, ogni Paese, a cercare una soluzione”. A chi gli ha chiesto cosa pensi dell’ipotesi che Putin possa disertare il tavolo negoziale a Istanbul, l’ex premier ha replicato: “A parte che il negoziato lo fai anche se non in presenza… non so se andrà o non andrà, se si è sentito convocato e non accetta ovviamente, essendo vittorioso sul campo, la convocazione da Zelensky. Non entriamo in questi giochini ‘non vuole Putin, vuole quell’altro…’. Lavorare a quel negoziato in modo serio significa abbracciare ogni percorso, ogni iniziativa finalizzata a ottenere un risultato”, ha concluso Conte.

A giugno mobilitazione del Network giovani del M5S contro il piano di riarmo

Il Network giovani del M5S organizzerà a giugno – ha annunciato poi l’ex premier – una mobilitazione nazionale contro il piano di riarmo europeo, con banchetti in tantissime città italiane “per spiegare a tutti i cittadini dove i governanti europei ci stanno portando”. E il M5S continua a denunciare la follia del riarmo europeo.

“Domani e dopodomani (oggi e domani, ndr) il ministro Tajani parteciperà alla Riunione informale dei Ministri degli Esteri della Nato che si svolgerà ad Antalya, in Turchia. Indiscrezioni giornalistiche riferiscono che in questo incontro verrà deciso nei dettagli il nuovo target di spesa militare che sarà poi formalizzato al summit Nato dell’Aja di fine giugno. Ad Antalya sarà deciso non solo il ‘quanto’ ma anche il ‘quando’ e il ‘come’: da indiscrezioni di stampa, pare che l’obiettivo del 3,5% di spese militari tradizionali – cui si aggiungerà un 1,5% di spese per la sicurezza in senso lato – andrà raggiunto entro il 2032 con l’impegno di aumentare dello 0,2% ogni anno per sette anni”, dichiarano i parlamentari M5S delle Commissioni Difesa di Camera e Senato.

“Questo significa che dopo la folle stangata da almeno 10 miliardi che andranno trovati entro fine anno per arrivare al 2% del Pil (circa 45 miliardi in totale) il prossimo anno ce ne sarà un’altra da 15 miliardi, nel 2027 una da 20 miliardi, nel 2028 una da 25 e così via per sette anni fino a raggiungere la cifra astronomica di circa 80 miliardi l’anno. Il governo Meloni vuole ipotecare il futuro degli italiani a favore dei produttori di armi. Il Movimento 5 Stelle si batterà per impedirlo”, concludono i parlamentari M5S.