Dopo le proteste di gran parte dei leader UE per una guerra condotta con brutalità, e dopo che perfino Donald Trump ha perso la pazienza con Benjamin Netanyahu – al punto da averlo costretto a riaprire le consegne degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza –, il governo italiano non sente ragioni e continua a fare affari con l’industria bellica israeliana.
Come da programma, in Commissione Difesa della Camera la maggioranza ha sostenuto e fatto approvare un provvedimento che prevede l’importazione di materiale militare da un’azienda israeliana. A votare contro sono stati i deputati del Movimento 5 Stelle, del PD e di Alleanza Verdi e Sinistra, che non hanno risparmiato critiche alla maggioranza.
La Striscia di Gaza continua a bruciare ma l’Italia non rinuncia ad acquistare armi da Israele, il dibattito in Commissione Difesa
“Mentre a Gaza il criminale governo di Netanyahu prosegue il genocidio dei palestinesi, il governo Meloni non solo non si associa all’avvertimento di Gran Bretagna, Francia e Canada – che hanno minacciato Israele di azioni concrete (sanzioni) se non ferma l’offensiva a Gaza, dicendosi determinati a riconoscere lo Stato di Palestina –, ma continua a finanziare il complesso militare-industriale dello Stato di Israele e quindi il genocidio in corso a Gaza”, hanno dichiarato i parlamentari M5S della Commissione Difesa di Montecitorio: il capogruppo Marco Pellegrini e i deputati Vittoria Baldino e Arnaldo Lomuti. I pentastellati hanno chiesto “di sospendere gli acquisti fino a quando Israele non fermerà i suoi crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza”.
Duro anche l’intervento del vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, secondo cui quanto sta portando avanti Netanyahu “si chiama pulizia etnica. Il Governo non ci chieda di comprare sistemi militari da chi sta facendo tutto questo: non può, in coscienza, proseguire i suoi rapporti con aziende della difesa israeliana senza macchiarsi di complicità. Chiediamo a Giorgia Meloni di fermarsi!”.
Francia e Israele ai ferri corti
Una posizione, quella del governo italiano, diametralmente opposta a quella sostenuta dal ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, che ha dichiarato che Parigi “sostiene una revisione dell’accordo di associazione dell’Unione Europea con Israele”, siglato nel 1995, “a causa delle violazioni dei diritti umani da parte dello Stato ebraico”.
Secondo Barrot – in linea con le posizioni di Regno Unito e Canada – “una revisione è necessaria per verificare se Israele stia rispettando i propri impegni in materia di diritti umani”.
Parole a cui ha replicato il ministro delle Finanze israeliano e leader dell’estrema destra, Bezalel Smotrich, secondo cui Parigi, Londra e Ottawa “si sono moralmente allineate a un’organizzazione terroristica che ha violentato, massacrato, assassinato e bruciato donne, neonati e bambini”, “spingendosi fino al punto di cercare di ricompensare il terrorismo concedendogli uno Stato”.
“Israele non piegherà la testa di fronte a questa ipocrisia morale, all’antisemitismo e all’unilateralità. Continuerà la sua guerra giusta e morale finché Hamas non sarà distrutta, gli ostaggi non saranno restituiti e la minaccia della Striscia di Gaza per i cittadini israeliani non sarà eliminata”, ha concluso Smotrich.
La Striscia di Gaza continua a bruciare
Nel frattempo, la Striscia di Gaza continua a bruciare sotto i colpi dell’esercito israeliano (IDF). Gli attacchi, solo nelle ultime 24 ore, hanno causato almeno 60 vittime, venti delle quali in una scuola trasformata in rifugio, colpita dai bombardamenti di Tel Aviv. Un inasprimento dell’offensiva che, secondo il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, mette a repentaglio “ogni possibilità di pace” nell’enclave palestinese.
Ancora più grave è che, mentre l’escalation prosegue senza sosta, il via libera al ritorno degli aiuti umanitari deciso da Netanyahu – su pressing degli Stati Uniti – si sta rivelando un vero e proprio bluff.
Stando a quanto riportato dalle Nazioni Unite, a fronte di una carestia già in corso e che richiederebbe “un flusso massiccio di aiuti umanitari per evitare che oltre 14mila neonati perdano la vita”, è stato autorizzato l’ingresso nella Striscia di circa 100 camion carichi di cibo e medicinali, una quantità che l’ONU definisce “una goccia nel mare”.