L'Editoriale

Diritto batte ideologia: tutte le sconfitte del governo

Diritto batte ideologia: tutte le sconfitte del governo

C’era una volta il “reato universale”. Così lo aveva chiamato Giorgia Meloni, immaginando di poter processare in ogni angolo del mondo la gestazione per altri. Universale, come la sua ossessione ideologica. Universale, come la pretesa di imprimere alla Costituzione una torsione regressiva. Poi, come spesso accade, è arrivata la realtà: la Corte Costituzionale ha smontato, pezzo dopo pezzo, il castello identitario costruito sul corpo delle donne e sull’avversione per le famiglie arcobaleno.

Con la sentenza n. 68 del 2025, la Consulta ha sancito che è incostituzionale impedire alla madre intenzionale in una coppia omogenitoriale di riconoscere il proprio figlio. Non una concessione politica, ma la riaffermazione limpida del diritto del minore all’identità, alla stabilità affettiva e alla non discriminazione. Una mazzata giuridica alla propaganda, che restituisce dignità a famiglie cancellate per decreto e stigmatizzate nei comizi.

Ma non è l’unico rovescio. L’autonomia differenziata, bandiera della Lega, è stata mutilata dalla Consulta. Il decreto ad personam sui sovrintendenti lirici? Bocciato per carenza di urgenza. Il trattenimento dei migranti previsto nel protocollo Italia-Albania? Impantanato nelle aule di giustizia italiane ed europee. Le proroghe ai balneari? Smontate di giudici amministrativi per contrasto con la direttiva Bolkestein. Persino le norme sulle ispezioni fiscali sono finite sotto la lente della Corte europea. E poi c’è la riforma del sostegno economico ai poveri e alle famiglie, smontata dai report europei.

A ogni annuncio roboante è seguita una bocciatura. A ogni forzatura normativa, un pronunciamento che ripristina i principi. La legge di questo governo si ferma dove inizia la legge vera. Quella che tutela i diritti e non promana dai sondaggi. Quella che si scrive nei tribunali, non nelle dirette Facebook.

Forse, a questo punto, l’unica cosa davvero “universale” è il modus operandi di una maggioranza che scambia l’arbitrio per potere. In questa legislatura, la vera opposizione è la Costituzione.