L'Editoriale

Il lunedì nero di Giorgia

Il lunedì nero di Giorgia

Il lunedì nero di Giorgia Meloni è iniziato già nel fine settimana. Quando, nel giro di quarantotto ore, l’amico Donald Trump ha fatto carta straccia della favola della premier italiana ponte tra Stati Uniti e Europa. Al telefono con Ursula von der Leyen, il presidente Usa accetta di rinviare i dazi contro l’Ue al 9 luglio accogliendo la richiesta di Bruxelles per trattare un possibile accordo.

Risultato: ignorata da Washington, Meloni resta tagliata fuori da una partita nella quale avrebbe voluto giocare il ruolo di mediatrice ma si è ritrovata a recitare la parte dell’irrilevanza. E non finisce qui. Sempre ieri per Meloni è arrivato un altro bagno di realtà. Con un Fact Checking di Pagella Politica che ha smontato il “carosello” Instagram con cui nei giorni scorsi Fratelli d’Italia ha rivendicato, come un successo del governo Meloni il rilancio del Made in Italy. “Export: quello italiano vola”, recita il titolo stampato sull’immagine.

Peccato però che “le esportazioni italiane” siano “cresciute in particolare tra il 2021 e il 2022, due anni in cui il governo Meloni non era ancora in carica, mentre sono rimaste stabili tra il 2022 e il 2023 – primo anno intero del suo esecutivo – e sono calate leggermente nel 2024 – secondo anno di governo”. L’ultimo dispiacere della giornata è arrivato dalle amministrative. Nei quattro Comuni capoluogo, il centrosinistra unito si è affermato al primo turno a Genova e Ravenna. E pure dove correva diviso (Matera e Taranto) il centrodestra non è andato oltre il ballottaggio. Che la maggioranza vorrebbe in futuro evitare con una nuova legge elettorale. Chissà come mai.