Non solo le interrogazioni al governo in Parlamento. Il risiko bancario italiano arriva anche in Ue, attraverso l’interrogazione alla Commissione europea presentata dal Movimento 5 Stelle. Ad annunciarla è il vicecapodelegazione pentastellato al Parlamento Ue, Gaetano Pedullà, che parla di “oscure manovra del governo italiano sugli assetti bancari e finanziari del Paese”. Nel mirino finiscono le quote di Mps, ma anche il golden power esercitato dall’esecutivo per l’operazione di Unicredit su Banco Bpm.
E proprio su questo si è spaccato anche lo stesso governo, tanto che il vicepresidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, sostiene che non ci siano “le basi giuridiche” per l’esercizio dei poteri speciali. Stesso concetto espresso anche dalle opposizioni, come fa Benedetto Della Vedova (+Europa), secondo cui Tajani ha detto “che il governo sta utilizzando il golden power per ostacolare la scalata di UniCredit a Bpm senza basi giuridiche”.
Risiko bancario, arriva l’interrogazione alla Commissione Ue
Tornando all’interrogazione alla Commissione Ue, invece, Pedullà sottolinea come la “procedura di vendita riservata ad investitori istituzionali di circa il 16% del capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena è stata viziata da anomali e gravi conflitti di interessi. Il Mef ha incaricato Banca Akros, del gruppo Banco Bpm, che ha ripartito la quota tra quattro soggetti privati: Caltagirone, Delfin, Banco Bpm e Anima – Sgr controllata proprio da Banco Bpm”. Una vendita che “si è conclusa vantaggiosamente per gli acquirenti, che hanno comprato a sconto rispetto al prezzo di mercato”. Insomma, per Pedullà il governo “ha palesemente favorito i gruppi industriali Caltagirone e Delfin, cioè gli stessi acquirenti impegnati in tandem nel 2023 nella scalata al gruppo assicurativo Generali e successivamente tornati allo scoperto nel medesimo intento con l’offerta pubblica di scambio del Monte dei Paschi sulla banca milanese Mediobanca, primo azionista delle stesse Generali”. D.C.