La Sveglia

Per il governo israeliano il crimine è portare il cibo e gli occhi

Ora non è più solo un’accusa. È una confessione. Il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha ordinato alle forze armate di bloccare la nave Madleen, partita dalla Sicilia per portare aiuti umanitari a Gaza. A bordo ci sono 12 attivisti della Freedom Flotilla Coalition — una rete internazionale che da anni tenta di rompere il blocco navale imposto su Gaza — tra cui l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan, l’attivista svedese Greta Thunberg e il brasiliano Thiago Ávila.

Non è solo un’operazione militare: è il tassello di una strategia dichiarata. Katz parla di “impedire il trasferimento di armi ad Hamas” ma, sotto la retorica consueta, emerge la vera posta in gioco: impedire ogni spiraglio di vita nella Striscia. La fame come arma. Il blocco navale serve a strangolare un’intera popolazione. Pianificato, scientifico, rivendicato.

Chi prova a scalfire questa morsa viene subito bollato come nemico. “All’antisemita Greta e ai suoi amici dico chiaramente: tornate indietro”, ha dichiarato Katz. L’obiettivo non è solo fermare il cibo, è impedire che qualcuno racconti, che ci siano testimoni, che il mondo veda cosa accade davvero. Rima Hassan, a bordo della nave, parla di arresti, di sequestri di telecamere, di oscuramento delle comunicazioni.

Israele non vuole spifferi nel suo assedio. La fame diventa un protocollo di guerra, la solidarietà un crimine, la testimonianza un atto sovversivo. Il genocidio per compiersi non deve avere testimoni. Il ministro di Israele sa bene che quando si apriranno gli occhi del mondo lui e i suoi compagni di governo saranno riconosciuto per quel che sono: criminali carnefici.