Trump abbandona Zelensky, all’Ucraina resta solo il sostegno dell’Unione europea

L'Ucraina è sempre più sola: gli Usa si defilano mentre l'Unione europea aumenta il proprio supporto a Zelensky

Trump abbandona Zelensky, all’Ucraina resta solo il sostegno dell’Unione europea

Archiviato il G7 in Canada senza alcuna dichiarazione congiunta per condannare Mosca e sostenere l’Ucraina, la guerra tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky prosegue senza esclusione di colpi. Come accade ormai da settimane, complice il silenzio dell’Occidente – la cui attenzione è tutta rivolta al conflitto mediorientale – le forze russe hanno lanciato nuovi, pesantissimi bombardamenti su diverse città ucraine, causando decine di feriti.

Allo stesso tempo, hanno conquistato il villaggio di Dolgenkoe nella regione di Kharkiv e l’insediamento di Novonikolayevka nella regione di Sumy. Un’avanzata apparentemente inarrestabile, favorita da quello che appare come il tanto temuto disimpegno americano: Washington ha infatti interrotto la fornitura di nuovi pacchetti di aiuti militari, mentre l’Unione Europea sta tentando di colmare il vuoto con annunci quasi quotidiani di invii di armi a Kiev.

All’Ucraina resta solo il sostegno dell’Unione europea

A Bruxelles, la convinzione – ribadita dalla portavoce dell’Ue per gli Affari esteri, Anitta Hipper – è che “la Russia mente, perché è evidente da tempo che non vuole la pace”. Una tesi pienamente condivisa dall’Alta Rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, che, intervenendo nella plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, ha rilanciato la linea dura dell’Europa, sostenendo che “il nostro continente si trova in un mondo che diventa ogni giorno più pericoloso”, soprattutto a causa della Russia, che “rappresenta una minaccia a 360 gradi nel mondo”.

Una posizione che ha portato Kallas ad affermare: “Ogni sanzione indebolisce la capacità della Russia di combattere questa guerra. Non fatevi ingannare. Grazie alle sanzioni dell’Unione Europea, la Russia ha perso decine di miliardi di euro di entrate petrolifere. Il suo fondo sovrano è diminuito di 6 miliardi solo lo scorso mese. Le sanzioni agiscono in parallelo. L’Unione Europea è il principale fornitore di supporto all’Ucraina, inclusi oltre 50 miliardi di euro di assistenza militare”.

Tuttavia, anziché cercare una mediazione tra le parti – tanto più alla luce del vuoto lasciato da Washington – Bruxelles continua a preferire una retorica che molti definiscono “guerrafondaia”. A ribadirlo è la stessa Kallas che, lapidaria, ha dichiarato: “Se non aiutiamo Kiev, dobbiamo iniziare a imparare il russo”. Parole che hanno infiammato l’Aula, suscitando proteste da parte di numerosi eurodeputati che non ritengono evidente la minaccia russa all’Europa. Kallas ha risposto: “Qualcuno ha detto che la Russia non ha motivo di attaccare la Nato. Ma la Russia non aveva alcun motivo per attaccare l’Ucraina, né la Siria, né la Georgia. La lista è lunga. Dobbiamo prepararci”.

Bruxelles suona la carica

Il sostegno all’Ucraina di Zelensky, secondo fonti qualificate citate dall’Ansa, si arricchirà presto di un nuovo capitolo con l’European Defence Industrial Program (EDIP). Il piano, presentato dalla Commissione Ue nel marzo 2024 per rafforzare la base industriale del settore bellico europeo, dovrebbe essere approvato lunedì prossimo dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper).

Una misura su cui, tuttavia, l’Ue si sta spaccando: ben dieci Paesi – Olanda, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovacchia e Finlandia – hanno voluto mettere a verbale una dichiarazione di contrarietà. “Le nostre preoccupazioni riguardano principalmente la limitata flessibilità della cooperazione industriale con Paesi terzi non associati, in particolare le norme restrittive relative ai subappaltatori di tali Paesi e le restrizioni alla produzione su licenza, che impongono vincoli significativi”, si legge nel documento.

“Pur non volendo ostacolare l’avvio del dialogo con il Parlamento europeo dopo oltre un anno di negoziati in seno al Consiglio – prosegue la dichiarazione – desideriamo sottolineare che il quadro di ammissibilità deve rimanere praticabile e riflettere la realtà delle minacce odierne e il panorama industriale della difesa. Riteniamo che una maggiore flessibilità colmerà il divario tra le esigenze immediate in termini di capacità e l’indipendenza strategica a lungo termine dell’Europa, rafforzando così la sua base industriale”.