Nessuna novità sostanziale è emersa dall’audizione alle Camere dei ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto, sugli esiti del recente vertice Nato tenutosi a L’Aja. L’unica certezza emersa: il governo Meloni si accoda senza esitazioni al piano di riarmo, alla retorica bellicista mascherata da strategia difensiva, e al silenzio complice su Gaza. Nessuna condanna per il governo Netanyahu, nemmeno una parola chiara, solo il solito approccio ipocritamente “umanitario” che non disturba l’alleato israeliano.
Come hanno denunciato i parlamentari del M5S, i due ministri non hanno spiegato in alcun modo dove verranno trovati i 450 miliardi aggiuntivi che serviranno nei prossimi dieci anni per portare la spesa militare al 5% del Pil. Un impegno sottoscritto in sede Nato senza alcun mandato parlamentare.
Tajani si è limitato a dichiarare che il nuovo target sarebbe “compatibile con i vincoli di bilancio”, senza però spiegare come
Tajani si è limitato a dichiarare che il nuovo target sarebbe “compatibile con i vincoli di bilancio”, senza però spiegare come. “La Nato è e resterà il fondamento della nostra sicurezza”, ha ribadito Tajani, rilanciando il mantra meloniano del “se vuoi la pace prepara la guerra”. Ha parlato di un’Europa che non può più delegare la propria sicurezza agli Stati Uniti, di un pilastro europeo della difesa, di un sogno che fu di De Gasperi e Berlusconi.
Parole che cercano di dare nobiltà storica a una scelta politica che impone al nostro Paese una spesa insostenibile. “Il nuovo obiettivo del 5% del Pil è un passo coraggioso e necessario”, ha affermato, cercando di minimizzare l’impatto sui conti pubblici: “Nessun euro verrà tolto a sanità, istruzione o fondi di coesione”.
Ma il M5S non ci sta: “Venite qui a dirci che non ci saranno conseguenze per il welfare? Ma chi volete prendere in giro?”, ha attaccato il leader Giuseppe Conte. “Abbiamo 5,7 milioni di poveri, siamo in una situazione disastrata. E quei 445 miliardi non sono spalmati su dieci anni, ma su nove, perché la prossima legge di bilancio sarà già fuori. Scaricate tutto a futura memoria”.
Nicola Fratoianni (Avs) ha rincarato la dose: “Questa è una follia che scasserà i conti pubblici, renderà impossibili gli investimenti necessari in sanità e scuola. Un colpo durissimo ai diritti dei cittadini. Il governo Meloni si fermi”.
Crosetto ha agitato ancora una volta lo spauracchio russo
Crosetto, dal canto suo, ha agitato ancora una volta lo spauracchio russo. Secondo lui, Mosca è più forte che mai, nonostante le enormi perdite. “Nel solo 2025, la Russia potrà disporre di 1500 carri armati, 3000 corazzati, 400 missili Iskander, migliaia di droni, decine di migliaia di bombe aeree. Sono arrivati a 1,6 milioni di soldati e 5 milioni di riservisti. L’economia di guerra assorbe il 43% della spesa pubblica”.
Una minaccia potenziale che, secondo il ministro, giustifica qualunque investimento, senza se e senza ma. “Secondo i nostri alleati europei, tra cinque anni la Russia potrebbe essere in grado di minacciare il territorio dell’Alleanza. In Svezia, addirittura, si sta costruendo un cimitero per ospitare il 5% della popolazione”, ha raccontato Crosetto, lasciando intendere che chi non è d’accordo, semplicemente non capisce la gravità del momento.
“O si sta nella Nato o non ci si sta. Se ci stiamo, seguiamo le sue decisioni”, ha concluso.
Su Gaza il solito copione: compassione ma nessuna parola di condanna per Tel Aviv
E su Gaza? Il solito copione. Tanta compassione di facciata, ma zero condanne per Tel Aviv. Conte ha sbottato: “Presidente Tajani, lei sembra il portavoce di una Ong. Ma qui si fa politica. E se un alleato sbaglia, lo si condanna. Quello a Gaza non è un errore: è uno sterminio sistematico, è un genocidio”.
E’ intervenuta anche la leader Pd, Elly Schlein: “Continueremo a incalzare Giorgia Meloni affinché esca dal suo silenzio e condanni fermamente i crimini di Netanyahu. Se vogliono dare un contributo alla pace in Medio Oriente sospendano l’accordo di collaborazione Ue-Israele e il Memorandum di collaborazione militare tra Italia e Israele e riconoscano finalmente lo Stato di Palestina”.
M5S incalza Tajani sul controllo dell’export militare verso Israele
Nel question time al Senato, il M5S ha incalzato Tajani sul controllo dell’export militare, dopo le rivelazioni di Altreconomia. Secondo la rivista, dall’Italia sarebbero partiti componenti per carri armati, micce, sostanze esplosive e persino materiale radioattivo verso Israele, usati per radere al suolo interi quartieri nella Striscia.
La risposta di Tajani? Surreale: ha sostenuto che il sequestro di un carico dimostrerebbe che il sistema di controllo “funziona”. E su centinaia di tonnellate di cordoni esplosivi e nitrato d’ammonio esportati, ha negato che si tratti di materiale “dual use”, né ha confermato l’effettiva consegna.
Di fatto, nessuna smentita reale. Nessuna chiarezza. Anzi, una conferma indiretta: il materiale militare continua a partire, in violazione della legge.