La miccia l’ha accesa di nuovo Antonio Tajani il 6 luglio, dal palco del Forum in Masseria. Nel caldo torpore dell’estate politica, il leader di Forza Italia ha rilanciato una proposta che aleggiava da mesi: lo Ius Scholae, riformulato in Ius Italiae, per dare la cittadinanza ai figli di immigrati che abbiano completato dieci anni di scuola in Italia. Non un diritto di nascita, ma una conquista fondata sul merito e sull’integrazione, secondo Tajani. Nessun automatismo, nessun “lassismo culturale”, ma “più italiani” per affrontare la crisi demografica e le esigenze economiche del Paese.
La sua proposta è rigida: dieci anni di scuola “con profitto”, nessun compromesso al ribasso, neanche uno. “Non è il colore della pelle che ti fa italiano”, ha dichiarato. “La paura di integrare è un segno di debolezza”. Un’affermazione pensata per posizionare Forza Italia come il volto pragmatico e moderno del centrodestra. Ma la strategia si è rivelata un azzardo.
La reazione: un muro chiamato Lega e Fratelli d’Italia
Il Carroccio ha risposto con la durezza di sempre. In una nota secca, ha invitato l’“amico Tajani” a “archiviare ogni polemica”, perché la proposta “non passerà mai”. Non è prevista dal programma, non c’è margine per discuterne. A rincarare la dose, la vicesegretaria leghista Silvia Sardone ha denunciato una presunta “islamizzazione crescente”, evocando il velo nelle scuole e denunciando l’“arretramento culturale” di Forza Italia.
Fratelli d’Italia, più felpato ma non meno netto, ha liquidato la questione come “non prioritaria”. Giovanni Donzelli ha definito il tema “irrilevante per gli italiani”, mentre Sara Kelany ha ribadito che “la legge attuale va bene così”. Giorgia Meloni ha scelto una linea silenziosa e strategica: poche parole, nessuna apertura. “Sensibilità diverse, ma non è tra le priorità del governo”, ha detto il 7 luglio. La forma è diplomatica, la sostanza è un niet.
Un partito diviso, un leader solo
Dentro Forza Italia, le tensioni sono palpabili. Un deputato ha confidato a Pagella Politica che “riproporre ora lo Ius Scholae è stato un errore”. Il fallimento del recente referendum sulla cittadinanza pesa come un macigno. “Non era il momento”, è la convinzione che serpeggia tra i parlamentari azzurri, spiazzati da una sortita giudicata velleitaria.
E mentre Tajani tenta di convincere gli alleati, rifiuta ogni ipotesi di sponda con il Partito democratico. “Nessun accordo a ribasso”, ribadisce. L’obiettivo dichiarato è non isolare Forza Italia, ma il risultato concreto è proprio l’isolamento. L’appello a Marina Berlusconi – “non abbiamo mai parlato di questo tema” – è l’ennesima conferma della solitudine del segretario forzista.
L’opposizione gioca al rialzo, ma con scetticismo
Il M5S, per voce di Giuseppe Conte, si dice disponibile al dialogo, ma chiede coerenza. “Basta teatrini estivi”, ammonisce l’ex premier. Elly Schlein si dichiara pronta a votare la riforma “se seria”, ma accusa Tajani di tatticismo stagionale. Riccardo Magi, invece, non fa sconti: “Tajani dovrebbe avere un sussulto di dignità e smettere di parlare di cittadinanza”, mentre Osvaldo Napoli (Azione) liquida l’iniziativa come una “carta finta” per ottenere vantaggi politici altrove.
I numeri non ci sono
La verità aritmetica è implacabile. Senza Lega e Fratelli d’Italia, la proposta non ha alcuna possibilità concreta di avanzare. E nemmeno con l’appoggio condizionato di Pd e M5S si supera lo scoglio parlamentare, perché Tajani rifiuta di rivedere la soglia dei dieci anni. Il testo è bloccato tra due veti incrociati: l’estremismo dell’alleanza di governo e le richieste di modifica delle opposizioni.
Retorica senza prospettiva
La vicenda dello Ius Italiae si è consumata nel tempo di un weekend, come un fuoco d’artificio fuori stagione. Tajani voleva rilanciare l’identità popolare del suo partito, ma ha sbattuto contro il cemento armato della destra sovranista. Ha cercato di presentarsi come il mediatore illuminato, ma ha finito per parlare da solo. E Giorgia Meloni ha lasciato che fosse il gelo degli alleati a chiudere il caso: senza esporsi, ma mantenendo saldo il baricentro del potere. Come sempre.