Il rapporto 2025 sullo Stato di diritto in Italia individua progressi “limitati, ridotti o nulli” su alcune delle raccomandazioni chiave espresse l’anno passato, in particolare sulle norme per regolare il conflitto d’interesse e le lobby, compresa l’istituzione del registro nazionale, oppure nell’affrontare “in modo efficace e rapido la pratica di convogliare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche”.
Male anche la protezione per i giornalisti, dato che non vi sono progressi “nel proseguimento dell’iter legislativo relativo al progetto di riforma in materia di diffamazione e tutela del segreto professionale”.
Pedullà (M5S): certificato il fallimento del governo Meloni
Sul richiamo è intervenuto in plenaria il vicecapodelegazione del M5S al Parlamento europeo, Gateano Pedullà. “Il Rapporto della Commissione europea sullo stato di diritto 2025 – ha detto – certifica il fallimento del governo Meloni. In Italia una legge assegna al governo il potere di indicare l’amministratore delegato della tv pubblica e di nominarne in parte il cda. Ecco perché per la Rai è stato coniato il termine Tele-Meloni. Sempre in Italia si registra il numero più alto d’Europa di querele temerarie e giornalisti scomodi, come Francesco Cancellato e Sigfrido Ranucci sono spiati o minacciati dallo stesso servizio pubblico”.
E ancora: “Sempre in Italia – ha argomentato Pedullà – pochi imperi mediatici controllano quasi tutta l’informazione. Angelucci, un deputato della maggioranza. Caltagirone, favorito dal governo nel risiko bancario. La famiglia Berlusconi, proprietaria di Forza Italia. E sempre la destra tiene in ostaggio la commissione di Vigilanza Rai. I risultati si vedono: nella classifica sulla libertà di stampa l’Italia si colloca al 48° posto, peggio del Gabon e della Macedonia. Dall’8 agosto il Media freedom Act sarà integralmente applicabile, ma nessuno – né il governo né i partiti della maggioranza – hanno cominciato a occuparsene. Uno schiaffo alla legge e a questo Parlamento per garantire le fake news della propaganda delle destre italiane. Ma noi diciamo basta”, ha concluso il pentastellato.