Piantedosi respinto dalla Libia punta il dito contro Bruxelles

L’Ue spiega che la missione in Libia è stata organizzata con gli Stati membri: “No a balletti per dare le colpe”

Piantedosi respinto dalla Libia punta il dito contro Bruxelles

È sempre colpa di qualcun altro. Ogni volta che un ministro del governo Meloni viene pubblicamente umiliato prova a scaricare le responsabilità su altri. Il governo di Bengasi ha respinto una delegazione di ministri europei al loro arrivo in città, tra i quali anche il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi.

L’accusa è stata di “palese violazione delle norme diplomatiche”, si legge nella dichiarazione con la quale è stato notificato a tutti “l’obbligo di lasciare il territorio libico quali personae non gratae”. Ma nonostante l’umiliazione, Piantedosi scarica le responsabilità su Bruxelles e difende la Libia.

La difesa di Piantedosi: solo “un incidente”, dovuto ad un “eccesso di zelo” di funzionari Ue

Solo “un incidente”, dovuto ad un “eccesso di zelo” di funzionari Ue. Che “non minerà la collaborazione che da tempo abbiamo avviato” con Bengasi. È questa la linea di difesa del titolare del Viminale. Piantedosi non vuol sentir parlare di “respingimento”.

“L’incontro – ha dichiarato – è stato annullato all’ultimo momento per un risentimento da parte libica su qualche eccesso di zelo da parte di qualche funzionario dell’Unione europea. La prima parte della visita a Tripoli, peraltro, era andata benissimo”.

Dunque, aggiunge, “se qualche appassionato dell’immigrazione incontrollata crede di compiacersi e di festeggiare si sbaglia: noi andiamo avanti nelle buone relazioni con entrambe le parti libiche anche per condividere la lotta contro i trafficanti di esseri umani. Con Bengasi c’è un rapporto strutturato ed un incidente, pur serio, non gestito dalla parte italiana, non minerà la collaborazione che da tempo abbiamo avviato”.

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani declina responsabilità italiane

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani declina responsabilità italiane nella defaillance di Bengasi.

“C’è stato – sottolinea – un misunderstanding tra il rappresentante diplomatico dell’Ue e le autorità del territorio libico dove era atterrato l’aereo. Per quanto mi riguarda si tratta di un problema di incomprensione fra diplomatici dell’Ue perché era una missione organizzata dall’Ue, non dall’Italia”.

La replica dell’Ue: no a balletti per assegnare colpe

La missione del team Europa in Libia era “importante” e allo stesso tempo “complessa”, in Tripoli abbiamo avuto “colloqui fruttuosi” invece a Bengasi l’incontro previsto “non ha potuto avere luogo per una questione protocollare”, ha detto un portavoce della Commissione europea.

“La missione in Libia è stata organizzata in partnership con gli Stati membri, non entriamo nel balletto di assegnare le colpe”, ha spiegato ancora. L’obiettivo, ha sottolineato, era quello di vedere “le Forze Armate Libiche”. La cooperazione continua e oggi (ieri, ndr) c’è “un incontro a livello tecnico a Tripoli”.

A quanto emerso, il protocollo approntato dalle autorità di Bengasi, che prevedeva ‘photo opportunity’ degli ospiti con i rappresentanti del governo non riconosciuto della Cirenaica, non è stato gradito dall’ambasciatore dell’Ue in Libia, Nicola Orlando.

Ne è nata una discussione, chiusa con l’invito dei libici alla delegazione europea a lasciare il Paese.

Conte (M5S): qualcuno dovrà rispondere del respingimento di Piantedosi

Il respingimento del ministro Piantedosi in Libia è “un fatto gravissimo” e ora “qualcuno dovrà risponderne”, ha detto il leader M5S, Giuseppe Conte.

“Sono rimasto francamente sorpreso, è un infortunio molto grave e ha ragione Tajani a dire che è il ministro più sfigato”. Ma, ha precisato, “sembra che questo governo la sfiga in politica estera e internazionale se la tira”.

“Pensate un po’ che paradosso – ha aggiunto Conte – noi abbiamo violato il diritto internazionale, lo statuto della corte penale internazionale firmato a Roma, per imbarcare Almasri – uno stupratore di bambini – su un aereo di Stato e riportarlo in Libia”.

Ora, “un nostro ministro della Repubblica viene respinto dalla Libia come persona di fatto illegale, clandestina. E viene rispedito in Italia. E’ un fatto gravissimo, qualcuno dovrà risponderne”.