Nel cuore del Mediterraneo, sull’isola di Pantelleria, l’Europa sperimenta il suo laboratorio più opaco. Un luogo dove i diritti fondamentali si annacquano e le garanzie giuridiche evaporano sotto il sole, a dispetto delle norme, dei contratti e della Costituzione. Il nuovo report dell’Asgi – frutto di accessi civici, sopralluoghi e verifiche documentali – racconta con precisione chirurgica come l’hotspot si sia trasformato da centro di prima accoglienza a zona franca del diritto: una frontiera nascosta, inaccessibile a osservatori indipendenti, in cui le prassi arbitrarie sostituiscono le regole.
Trattenuti senza legge
L’accusa è netta: i migranti vengono trattenuti nell’hotspot anche per cinque giorni senza alcuna base giuridica. Il centro, formalmente aperto, si regge su una serie di rimpalli tra Questura, Prefettura e ente gestore che impediscono di accertare chi decida le entrate e le uscite. Nessuna autorità si assume formalmente la responsabilità del trattenimento, ma di fatto nessuno può uscire senza l’autorizzazione discrezionale dell’ispettore di turno. Non esistono criteri oggettivi, non ci sono registri operativi: la libertà personale è sospesa sulla base di valutazioni soggettive, in palese violazione della Costituzione e del Testo Unico sull’immigrazione.
Comunicare è un privilegio
Non va meglio sul fronte della comunicazione. I telefoni cellulari vengono sequestrati all’arrivo senza alcun provvedimento scritto. Ai migranti è concesso un unico telefono, sotto controllo del personale, con chiamate contingentate, senza garanzie di riservatezza. La scheda telefonica prevista dal contratto – cinque euro per ogni ospite – risulta spesso consegnata all’uscita, non all’ingresso, e solo a chi ha ottenuto un titolo per restare. Di contattare un avvocato, nei primi giorni, non se ne parla. Il diritto alla difesa è di fatto inesistente: si può cercare un legale solo se lo si conosce già. Gli altri restano isolati, anche nei momenti più delicati.
L’informativa che non informa
La stessa informativa legale, obbligatoria per legge, si riduce a una brochure e a una riunione collettiva in arabo e italiano. Avviene solo dopo la compilazione del foglio notizie, cioè quando il migrante ha già dichiarato la propria volontà o meno di chiedere asilo. Nessun incontro individuale, nessuna verifica effettiva della comprensione. E mentre i documenti contrattuali impongono informazioni complete, multilingue, sulla procedura e sui diritti, nell’hotspot si perpetua una prassi tanto diffusa quanto illegittima: informare tardi, male, e solo chi si presume resterà.
Il caso Mahdi: minorenne per legge, adulto per convenienza
Tra i casi emblematici documentati dal report c’è Mahdi, ragazzo tunisino dichiaratosi minorenne, registrato come adulto in assenza di qualsiasi accertamento serio: se l’età dichiarata “non appare evidente”, si ignora la richiesta. Non si attivano né le tutele della legge Zampa né si segnalano i minori alla Procura o ai servizi sociali. Mahdi, come altri, è stato trasferito a Trapani e poi avviato a procedure di espulsione come se fosse maggiorenne. Senza documenti, senza la possibilità di provare la sua età, senza ascolto. In barba al principio del “beneficio del dubbio”, più volte sancito dalla giurisprudenza.
Promiscuità e abbandono
Anche la gestione degli spazi riflette l’abbandono. I moduli abitativi sono solo cinque, per una capienza massima di 40 persone, ma in caso di afflusso – frequente – i migranti dormono ovunque, perfino nella mensa, su materassi a terra. Nessuna separazione garantita tra uomini, donne e minori. La nuova area, teoricamente dedicata ai soggetti vulnerabili, non è mai entrata in funzione per “mancata consegna formale”. I minori, riconosciuti o meno, non vengono accompagnati da operatori civili ma solo dalle forze dell’ordine. E non c’è alcuna presenza stabile di enti specializzati come Save the Children o Unhcr.
Il volto dell’Europa che verrà
Il caso Pantelleria è più di un indizio. Le prassi documentate nell’isola sono già state normalizzate nei nuovi Regolamenti europei su asilo e migrazione approvati nel 2024. La detenzione in frontiera, l’assenza di garanzie costituzionali, la sospensione del diritto alla comunicazione e alla difesa sono ora parte integrante dell’architettura legale comunitaria. L’“esperimento Pantelleria” – come lo definisce Asgi – è stato recepito a Bruxelles. Ma ciò che lì è stato formalizzato, qui è già prassi.
E se è vero che la legge si misura nel suo rispetto verso i più deboli, allora l’hotspot di Pantelleria è oggi il metro più fedele della distanza tra le promesse dell’Europa dei diritti e la sua realtà di confine. Invisibile, ma quotidiana. Arbitraria, ma sistematica.