Terremoto sull’urbanistica a Milano, il Pd fa muro attorno a Sala indagato. Majorino: “Avanti per altri due anni“. La Lega chiede le dimissioni, Meloni frena

Dopo un lungo silenzio, il Pd si schiera con Sala. Avs chiede la testa dell'assessore Tancredi e i Verdi lo stop all'operazione San Siro

Terremoto sull’urbanistica a Milano, il Pd fa muro attorno a Sala indagato. Majorino: “Avanti per altri due anni“. La Lega chiede le dimissioni, Meloni frena

Continuare a difendere il sindaco Beppe Sala, nonostante anch’egli sia indagato nella nuova inchiesta sull’Urbanistica della procura di Milano da almeno un mese; attaccare i giornali colpevoli di diffondere una “narrazione tossica”; fare muro contro le opposizioni che chiedono le dimissioni del primo cittadino (non tutte), accusandole di garantismo a intermittenza. È la scelta del Pd, che ha preso posizione, dopo 48 ore di choc, durante le quali si è finto morto, mentre il mondo politico impazziva e i Pm chiedevano di arrestare l’assessore Giancarlo Tancredi, l’immobiliarista Manfredi Catella e altre quattro persone (in tutto sono 74  gli indagati).

L’appoggio a Sala annunciato poco prima del Consiglio comunale

L’appoggio a Sala è stato annunciato ieri, poco prima di un infuocato Consiglio Comunale, nel quale Sala e Tancredi erano assenti (l’assessore non ha partecipato alla giunta in mattinata e nel pomeriggio ha incontrato il sindaco, che riferirà in aula lunedì). “Rigettiamo la narrazione tossica di questi giorni e questo modo di fare politica”, ha detto, tra le contestazioni dei cittadini, la capogruppo dem, Beatrice Uguccioni. “Il gruppo Pd esprime il sostegno al sindaco Sala che ha scoperto da giornali di essere indagato, una cosa indecorosa – ha aggiunto – siamo certi dell’integrità personale e dell’onestà amministrativa del sindaco. Massimo rispetto per il lavoro della magistratura, consapevoli che per chi è garantista come siamo noi ciò che conta sono le sentenze”. Altra pioggia di ‘buuu’ del pubblico.

Majorino: “Avanti altri due anni”

“Il sindaco Sala e la sua giunta devono poter proseguire il proprio mandato operando per il bene della città”, ha detto poi Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd al Consiglio regionale. “In questi due anni che abbiamo davanti si deve imprimere una svolta nel campo urbanistico. Serve voltare pagina, migliorando alcune scelte compiute e realizzando innanzitutto un nuovo Piano di governo del territorio che metta al centro l’emergenza abitativa e protegga Milano da tentazioni speculative”.

Pedullà: Tancredi non faccia come Santanchè”

“Su Palazzo Marino si è abbattuto un terremoto che era previsto e prevedibile. E la preoccupazione è che si sia solo all’inizio”, commenta l’M5s Gaetano Pedullà, che chiede che “l’assessore Tancredi non usi la formula Santanchè e dia immediate dimissioni e che il sindaco Sala pensi innanzitutto al bene dei cittadini e con responsabilità scelga quel che è più giusto fare”.

Avs vuole la testa dell’assessore

Anche Avs è tornata a chiedere le dimissioni immediate dell’assessore Tancredi e che i partiti del centrosinistra assumano la guida della crisi politica che si è aperta con le indagini. “Riteniamo non più rinviabile un vertice di maggioranza”, ha dichiarato in un comunicato, nel quale auspica “una messa in discussione del modello Milano fin qui perseguito, a partire dalle scelte urbanistiche (San Siro in testa), dell’azione amministrativa e dei nuovi obiettivi da raggiungere da qui al 2027”.

Salvini: “Restituire la parola ai cittadini”

Durante il consiglio comunale i consiglieri di Lega e Fratelli d’Italia occupavano per alcuni minuti il centro dell’aula mostrando cartelli con la scritta ‘dimissioni’, mentre dal pubblico si alzava il grido “a casa, a casa” e “avete rovinato la città, vergogna”. Da Caltanissetta ha battuto un colpo anche Matteo Salvini: “Non chiedo le dimissioni perché sono garantista, ma sarebbe giusto restituire la parola ai cittadini”. Si sfilano invece dalla richiesta di dimissioni Forza Italia e Noi Moderati, sempre in nome del garantismo.

“Dimissioni? Non tocca a me dirlo. Non chiedo mai le dimissioni quando c’è un provvedimento giudiziario. Ma ritengo che la Giunta Sala abbia dimostrato che è inadeguata”, ha attaccato Ignazio La Russa, “Milano ha bisogno di una guida che non sia quella che adesso mette insieme verdi, non verdi, affaristi, non affaristi, politici per bene e politici con qualche ombra. Mi auguro che quando si voterà questo sia chiaro”.

La premier Giorgia Meloni si colloca su una linea decisamente garantista: “Non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l’automatismo delle dimissioni. E’ una scelta che il sindaco deve fare sulla base della sua capacità, in questo scenario, di governare al meglio”, afferma la premier in un’intervista al TgUno per poi rimarcare: “Non cambio posizione in base al colore politico degli indagati”.

Faro dei pm sul materiale sequestrato

Sul fronte giudiziario, la procura sta approfondendo diversi filoni: dalla vendita di San Siro, al restyling degli scali ferroviari, fino ai ‘nodi’ cruciali per le ‘porte metropolitane’. Una trentina di progetti in tutto. A breve inizierà l’esame dei documenti e dei computer sequestrati mercoledì dalla Guardia di finanza. In particolare a suscitare interesse sono i ‘nodi’ presenti nei nove municipi, al centro di fitti scambi tra Giuseppe Marinoni, l’ex presidente Commissione per il paesaggio, e Federico Pella, manager e socio della società di ingegneria J+S.

Per i magistrati, le loro chat “mostrano che le ‘strategie’” sarebbero sempre dettate con “l’aiuto” dell’assessore Tancredi e si sono tradotte “in accordi sempre più definiti con Unipol, Redo, Carfin, EuroMilano, LeandLease, Noods, Hines e Coima, Atm e Rfi (ferrovie) e gli altri soggetti sempre in accordo con Tancredi”. Intese su cui ora la procura valuterà caso per caso.

Saltano tre residenze da 1530 posti letto

Intanto i primi effetti dell’inchiesta si fanno sentire: Redo Sgr ha annunciato di aver rinunciato a tre progetti per altrettanti studentati, già ammessi al finanziamento del Ministero dell’Università a valere sulle risorse Pnrr. Si tratta delle residenze di Rogoredo, Greco Breda e San Leonardo, rispettivamente da 473, 447 e 600 posti letto, per un totale di 1.530 posti. La società ha comunicato al Miur di non essere in grado di firmare gli atti d’obbligo a causa dei ritardi che si sono accumulati nel rilascio dei titoli abilitativi, anche in conseguenza dell’impossibilità di attivare le pur richieste deroghe urbanistico-amministrative.