Licenziamenti illegittimi: cade un altro pezzo del Jobs Act

La Consulta boccia il tetto di 6 mensilità di indennizzo. Già nel mirino dei referendum promossi dalla Cgil

Licenziamenti illegittimi: cade un altro pezzo del Jobs Act

Era uno dei quesiti referendari promossi dalla Cgil nella consultazione popolare di giugno che le destre hanno sabotato promuovendo l’astensione come scelta politica. E ora la Consulta dà ragione a quanti avevano promosso il quesito che chiedeva l’abrogazione di una norma del Jobs act.

La Corte costituzionale ha deciso che per quanto riguarda i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese è incostituzionale il “tetto” di sei mensilità imposto all’indennità risarcitoria.

La Consulta boccia la norma del Jobs act sui licenziamenti illegittimi

La Consulta lo ha stabilito con riferimento all’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo numero 23 del 2015, là dove stabilisce che, nel caso di licenziamenti illegittimi intimati da un datore di lavoro che non raggiunga i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18, ottavo e nono comma, dello Statuto dei lavoratori (e cioè non occupi più di quindici lavoratori presso un’unità produttiva o nell’ambito di un Comune e comunque non occupi più di sessanta dipendenti), l’ammontare delle indennità risarcitorie “non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità” dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio.

Pochi sei mesi di risarcimento

Secondo la Corte, l’imposizione di un simile limite massimo, fisso e insuperabile, a prescindere dalla gravità del vizio del licenziamento fa sì che l’ammontare dell’indennità sia circoscritto entro una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato, né da assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro.

La Corte esprime, inoltre, l’auspicio di un intervento legislativo sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese sotto soglia, in considerazione del fatto che, nella legislazione europea e in quella nazionale, sia pur inerente ad altri settori (come ad esempio la crisi dell’impresa), il criterio del numero dei dipendenti non costituisce l’esclusivo indice rivelatore della forza economica dell’impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi.

Esulta la Cgil: avevamo ragione noi col nostro quesito referendario

“Esattamente la richiesta che facevamo noi con il referendum. Questo pone la necessità di rimettere al centro della discussione sociale e politica di questo Paese il lavoro, la condizione di vita e di lavoro delle persone e i giovani”, ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Dalla Consulta un passo avanti nel riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso

La Consulta, poi, compie un altro passo avanti nel riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso che hanno condiviso un progetto di genitorialità. È costituzionalmente illegittimo – hanno infatti stabilito gli alti giudici -l’articolo 27-bis del decreto legislativo numero 151 del 2001 nella parte in cui non riconosce il congedo di paternità obbligatorio a una lavoratrice, genitore intenzionale in una coppia di donne risultanti genitori nei registri dello stato civile.

La Consulta ha inoltre dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 5, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge numero 73 del 2024 che attribuisce ai ministri della Salute e dell’Economia e delle finanze il potere di approvare i piani triennali di fabbisogno del personale sanitario regionale. La disposizione, che attribuisce a livello statale il potere di approvare i piani, invade la potestà legislativa concorrente di tutela della salute e quella residuale regionale in materia di organizzazione.

Siano le Regioni a decidere i piani sanitari

La Corte ha inoltre dichiarato incostituzionale l’articolo 5, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge numero 73 del 2024, come convertito, laddove sottopone a una verifica di congruità del ministro della Salute e del ministro dell’Economia e delle Finanze le misure compensative che le Regioni devono adottare per poter incrementare la spesa per il personale sanitario.