L'Editoriale

Italia e Ue in ginocchio da Trump

In ginocchio da Trump: l’Europa è sotto scacco, e l’Italia recita con diligenza il suo ruolo di comparsa entusiasta.

Italia e Ue in ginocchio da Trump

Con Donald Trump alla Casa Bianca, l’Unione Europea ha smesso anche di fingere fermezza. Di fronte alla minaccia di nuovi dazi al 35% se Bruxelles non investirà negli Stati Uniti “come promesso”, la Commissione sospende le contromisure e si aggrappa all’illusione di un “testo congiunto in fase avanzata”. Nel frattempo, Trump ribadisce che i 600 miliardi di dollari europei potranno essere usati “per qualsiasi cosa io voglia”. Un’umiliazione plateale, resa ancor più grottesca dal silenzio di chi dovrebbe difendere gli interessi europei.

Nessuna deroga per vino, alcolici, semiconduttori o farmaci: solo dazi, con punte previste fino al 250%. Berlino insorge, parla di resa, e da Bruxelles si dicono “sorpresi”. Ma la verità è che gli Stati membri hanno firmato a occhi aperti un’intesa sbilanciata, incapace di difendere i settori strategici e priva di meccanismi di garanzia. Un funzionario ammette: “Ci saranno ulteriori turbolenze”. Traduzione: ci siamo messi nelle mani del presidente americano, e ora speriamo che non le stringa troppo.

In Italia, lo spettacolo è persino più desolante. Giorgia Meloni continua la sua tournée elettorale travestita da presidenza del Consiglio, tra elicotteri, dolcetti e promesse. I suoi ministri rassicurano, minimizzano, sorvolano. Davanti all’aggressività trumpiana, si propongono come interlocutori moderati. In realtà, sono comparse in un teatrino dove il copione è già scritto a Washington.

L’Europa è sotto scacco, e l’Italia recita con diligenza il suo ruolo di comparsa entusiasta. Ma basta guardare bene: non è una scena diplomatica. È una resa.