Il caso vaccini fa traballare la poltrona di Schillaci: ecco le opzioni sul tavolo del governo se il ministro tecnico dimezzato non resta

Schillaci appeso al caso NITAG: maggioranza divisa, sanità in affanno. A Palazzo Chigi decidono se confermarlo o aprire staffetta

Il caso vaccini fa traballare la poltrona di Schillaci: ecco le opzioni sul tavolo del governo se il ministro tecnico dimezzato non resta

Il 5 agosto Orazio Schillaci firma le nuove nomine del gruppo tecnico sulle vaccinazioni, 22 componenti chiamati a orientare le politiche immunizzanti. Il finale è cronaca degli ultimi giorni. Montano le polemiche per la designazione di due esperti per le loro posizioni critiche sugli mRNA e la somministrazione in età pediatrica.

Il Patto Trasversale per la Scienza lancia una petizione che supera le 34 mila adesioni, con gli interventi pubblici di Giorgio Parisi e Silvio Garattini; Francesca Russo lascia l’organismo in segno di dissenso. Il 16 agosto il ministro azzera l’intero NITAG e rinvia a settembre una ricostituzione «rigorosa». La FNOMCeO esprime soddisfazione per la scelta, ma il caso certifica la perdita di controllo politico di un dicastero guidato da un tecnico senza retroterra di partito. Da Palazzo Chigi trapela irritazione per una decisione poco condivisa e per una gestione percepita come esposta al vento delle polemiche. 

Le faglie nella maggioranza

La crepa è politica, non procedurale. Forza Italia si allinea al mondo scientifico e spinge per criteri di nomina impermeabili alle polemiche; la Lega imbocca la strada del “pluralismo” e accusa la revoca di essere un cedimento. Matteo Salvini parla di «qualcosa che non funziona al ministero», mentre Francesco Lollobrigida ricorda che «non sempre il pensiero scientifico dominante è quello giusto».

Sono frasi che mettono in pubblico la sfiducia e raccontano l’idea di un commissariamento politico del dicastero.  Nel frattempo il calendario fa la sua parte: la maggioranza vuole evitare scosse prima delle regionali già fissate (Marche 28–29 settembre; Valle d’Aosta 28; Toscana 12–13 ottobre), preferendo il controllo dei dossier alla narrativa del rimpasto. Le date sono sui decreti e sulle agenzie, e tengono il governo in modalità attesa. 

Gli scenari sul tavolo

Nel brevissimo periodo lo schema più probabile è la sopravvivenza a tempo: Schillaci resta, ma con un perimetro ridotto. Si ricostituisce il NITAG con criteri “blindati”, si chiude il cantiere organizzativo del ministero e si attiva l’ufficio del viceministro per una catena di comando più corta. Il Consiglio dei ministri ha già approvato in via preliminare il regolamento che reintroduce la figura, anche se la promozione resta congelata.

In questa cornice si colloca l’ascesa di Marcello Gemmato, oggi sottosegretario: promozione a viceministro già scritta nei regolamenti ma congelata due volte tra giugno e luglio, con ipotesi di staffetta a ministro dopo il voto. È l’opzione funzionale alla filiera Palazzo Chigi–Salute. Il profilo alternativo che raccoglie consensi nel mondo ordinistico è Andrea Mandelli, farmacista ed ex vicepresidente della Camera: una scelta “di sistema” capace di rassicurare la comunità scientifica e riequilibrare i pesi con Forza Italia, ma politicamente costosa per Fratelli d’Italia. Da Palazzo Chigi fanno sapere che l’ipotesi Arianna Meloni è “fantascienza”.

Sullo sfondo restano l’extrema ratio di un tecnico puro e la pista del commissariamento di fatto via staff, con il rafforzamento della segreteria e la figura di Rita Di Quinzio come snodo di fiducia dell’area Meloni. Un vincolo esplicito riguarda il Quirinale: profili percepiti come scettici sui vaccini avrebbero poche chance di superare il vaglio. Intanto il ministero fa i conti con la faglia strutturale della sanità. Il definanziamento tendenziale, le liste d’attesa, la fuga di personale e il commissariamento di Agenas spiegano la spinta a riportare le leve al centro, ridisegnando l’organigramma e chiamando un viceministro “forte” a fare da cinghia di trasmissione.

Il punto politico 

Il punto politico è lineare. La contesa sui vaccini è stata il catalizzatore, non la causa. La maggioranza usa il caso NITAG per ridefinire confini e gerarchie: la Lega parla alla propria base identitaria, Forza Italia marca un profilo istituzionale, Fratelli d’Italia testa la tenuta della sua filiera. Nel mezzo, Schillaci ha smarrito l’unico capitale che un tecnico può spendere in un governo fortemente politico: l’autorevolezza.

Se resterà, sarà un ministro dimezzato, funzionale alla tenuta fino a dopo le regionali; se salterà, il nome del successore racconterà più della linea che il governo intende dare alla sanità che del giudizio su di lui. È l’esame che attende Palazzo Chigi nelle prossime settimane: scegliere se restituire centralità alla politica fondata sulle evidenze o piegare la sanità alla convenienza del momento. In gioco c’è il Ssn, non un giro di nomine