“Totalmente inaccettabile”. Così ieri l’Unione Europea ha definito l’uccisione dei cinque giornalisti, dei quattro operatori sanitari e di diversi civili, avvenuta lunedì in un attacco israeliano contro l’ospedale Nasser, a Gaza. L’Ue ha aggiunto che “civili e giornalisti devono essere protetti dal diritto internazionale” e ha ribadito “il suo appello a Israele affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e garantisca che questi attacchi siano oggetto di indagini, prendendo atto della dichiarazione delle autorità israeliane secondo cui verrà condotta un’indagine approfondita. Ci sono state troppe vittime in questo conflitto”, prosegue la nota.
L’Ue condanna ma solo a parole
Una ferma condanna, certo, ma nulla di più. Come del resto sono solo parole di circostanza quelle pronunciate ieri dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola al Meeting di Rimini: “è terribile quello che sta succedendo a Gaza, dobbiamo lottare per la pace”… E, interrogata se ci sarà una posizione forte dell’Europa su questo, ha risposto: “Deve essere, non abbiamo scelta. Una posizione del Parlamento europeo molto forte”.
Gli ex ambasciatori chiedono il boicottaggio totale di Israele
Sì, ma quando? Intanto 209 tra ex ambasciatori Ue e degli Stati membri e alti funzionari, hanno inviato una lettera alle principali istituzioni europee per chiedere azioni immediate da parte di Bruxelles contro le azioni illegali di Israele a Gaza e in Cisgiordania. Laa lettera, redatta in vista della riunione informale del Consiglio Esteri Ue del 29 e 30 agosto, segue un’altra missiva inviata il mese scorso 58 ex ambasciatori dell’Ue rimasta lettera morta.
Le richieste
“Constatiamo con sgomento che, nelle successive quattro settimane dalla nostra lettera, non è stato concordato alcun cessate il fuoco a Gaza, nessun ostaggio israeliano è stato rilasciato e, in maniera allarmante, il governo israeliano ha iniziato ad attuare piani per svuotare la città di Gaza e i suoi dintorni da un milione di palestinesi”, mettono nero su bianco gli ex diplomatici.
La lettera – firmata anche da 99 ex ambasciatori di Francia, Germania e Italia – chiede di sospendere o revocare unilateralmente le licenze di esportazione di armi verso Israele; interrompere il finanziamento di progetti cofinanziati a livello nazionale che coinvolgono entità israeliane o ritirarsi dagli accordi di ricerca congiunta con istituzioni e organismi di ricerca israeliani; ordinare alle università pubbliche e ad altri enti di cessare la collaborazione con entità israeliane sospettate di essere coinvolte in crimini atroci; applicare i propri regimi sanzionatori nazionali per motivi di diritti umani e le leggi antiterrorismo; introdurre divieti sul commercio di beni e servizi con gli insediamenti illegali; disinvestire da società collegate agli insediamenti illegali ed escluderle dagli appalti pubblici, dagli investimenti statali e dai fondi sovrani; vietare gli scali portuali o l’uso dello spazio aereo per navi e aerei militari israeliani; perseguire i criminali di guerra israeliani e palestinesi incriminati se entrano nel loro territorio; vietare ai centri dati e alle piattaforme con sede in Europa di ricevere, archiviare o trattare dati originati da fonti governative o commerciali israeliane relativi alla presenza e alle attività del governo israeliano a Gaza e altrove nei territori occupati. “Analogamente alle opinioni espresse da molti attuali membri del personale Ue, gli Stati e le istituzioni che affermano di sostenere i diritti umani e difendere il diritto internazionale devono dare l’esempio con i fatti – non solo a parole”, si legge ancora.
E domani la Sanità digiuna per Gaza
Parole durissime, come quelle dei lavorati del Servizio sanitario nazionale che domani attueranno uno sciopero della fame nella Giornata nazionale di digiuno per Gaza il 28 agosto, in un’iniziativa che vede coinvolti oltre 500 tra ospedali e strutture territoriali, associazioni e sindacati. “Per chi deve salvare vite è impossibile stare in silenzio davanti al genocidio a Gaza”, fanno sapere medici, infermieri e sanitari.
Stop ala vendita di armi e ai farmaci Teva
I promotori chiedono: “alle aziende ed istituzioni sanitarie, agli Ordini professionali, alle società scientifiche, alle università ed ai Centri di ricerca di adottare formalmente una dichiarazione ove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l’impegno a contrastarlo con ogni mezzo a disposizione”. La richiesta al Governo, invece, è “di sospendere immediatamente accordi militari e fornitura di armi ad Israele e di chiedere con urgenza il cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari per aiuti alimentari e sanitari”. Mentre a medici, ai farmacisti, ai pazienti, alle Regioni, ai Comuni si chiede di aderire alla campagna di boicottaggio dei farmaci prodotti da Teva.
Intanto Tajani strumentalizza le vittime palestinesi
E mentre diplomazia e sanità si muovono per salvare vite, il governo Meloni che fa? Assolutamente nulla. Anzi, difende le relazioni più che amichevoli con Tel Aviv. E per sostenere la propria posizione, utilizza l’assistenza sanitaria fornita (e ci mancherebbe) a una porzione infinitesimale delle vittime causate da Israele (che utilizza anche forniture militari italiane). “Abbiamo accolto il maggior numero di rifugiati da Gaza perché non abbiamo mai ceduto a pressioni che portassero a rompere ogni relazione con lo Stato di Israele”, ha detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
E ringrazia le “buone relazioni” con Israele
“Se noi non avessimo avuto buone relazioni con lo Stato di Israele, pur non condividendo e lo abbiamo detto in maniera molto chiara le scelte fatte nell’ultima fase della guerra, nel momento in cui si è superato la linea rossa della reazione proporzionata all’attacco del 7 ottobre, non saremmo riusciti a far passare l’unico convoglio delle Nazioni Unite che è entrato e a far arrivare bambini e famiglie da Gaza”. “Il nostro progetto è fatto con Israele e Autorità Nazionale Palestinese: siamo riusciti davvero a costruire la pace. Io preferisco salvare vite piuttosto che fare dichiarazioni roboanti che poi non producono effetti”, ha concluso Tajani. Ma la sua pace, nelle Striscia di Gaza, finora non l’ha vista nessuno.