Per fortuna, o forse di proposito, non sono stati inseriti nello stesso panel al meeting di Rimini. Fatto sta che Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, di Fratelli d’Italia, e Raffaele Fitto, ex ministro di questo governo, sempre del partito di Giorgia Meloni, e oggi vicepresidente esecutivo della Commissione europea, la pensano in maniera diametralmente opposta e sui dazi e sulle politiche di Bruxelles. Di cui oggi Fitto è fiero difensore.
Fitto e Lollobrigida divisi su dazi e politiche di coesione
In attesa di intervenire a Rimini, sono stati ospitati da ilSussidiario.net. Fitto in un intervento ha spiegato che “l’evoluzione e poi conclusione dei delicati negoziati commerciali con gli Stati Uniti hanno dimostrato chiaramente come l’Europa sappia agire con determinazione e pragmatismo di fronte ai grandi dossier internazionali. L’accordo sulle politiche tariffarie è un esempio concreto di come visione strategica e senso di responsabilità possano procedere insieme”. Per concludere che “l’intesa sul tetto tariffario del 15% per automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori garantisce stabilità e prevedibilità, proteggendo consumatori e imprese europee da possibili escalation commerciali. È un accordo solido, che riflette pienamente i valori e gli interessi dell’Unione: stabilità, chiarezza e benefici concreti per i nostri cittadini e le nostre imprese”.
Altro che accordo solido
Lollobrigida non la pensa affatto così. “Per un Paese esportatore come il nostro, nessun dazio è positivo. Alcuni prodotti, come il vino, hanno visto aumentare i dazi. Al contrario, per altri prodotti i dazi sono scesi dal 25% al 15%. Il 15% è ovviamente di più di nessun dazio, soluzione auspicabile come risultato della trattativa che ci sarà nei prossimi sei mesi”, afferma il ministro in un’intervista concessa sempre a ilSussidiario.net.
Da Rimini il ministro ha spiegato, smorzando un po’ i toni, che “aver raggiunto un accordo è un fatto positivo perché dà stabilità. In alcuni settori il 15% è in linea con quello che già accadeva, per esempio, sul settore dei formaggi. Noi avevamo il 15% di dazi negli Stati Uniti dal 2006 su questi formaggi, quindi non aver avuto aumenti è positivo”.
Ma ha anche aggiunto: “Altri settori invece rischiano penalizzazioni, come al solito valuteremo a valle gli esiti di questi dazi. Capiremo se ci sarà necessità di sostenere adeguatamente questo fenomeno”.
E ancora: “Ovviamente non ringrazieremo mai nessuno per i dazi. Ci mancherebbe altro. Siamo una nazione esportatrice e riteniamo che i dazi non siano una buona cosa”, ha concluso Lollobrigida.
Divisi su tutto
Fitto sostiene, poi, che l’Europa che si sta costruendo sia “solida, moderna e flessibile”. E difende la nuova politica di coesione di Bruxelles: “La proposta di nuovo bilancio pluriennale dell’Unione – dice – riflette questa visione: moderna e flessibile, capace di rispondere a priorità nuove in un contesto geopolitico in rapida evoluzione”.
Ma Lollobrigida dissente, anche se si guarda bene dal fare il nome di Fitto e preferisce additare le responsabilità a Ursula von der Leyen, di cui lo stesso Fitto è vice con deleghe alla Coesione e alle Riforme.
“Le modifiche alla Pac che prevedono semplificazione, minor burocrazia e maggiore redditività non si toccano e la proposta di von der Leyen non ci soddisfa. Ci sono ancora due anni prima che il piano entri in vigore e noi continueremo a lavorare perché la Pac non perda centralità e specificità. Abbiamo promosso un documento, sottoscritto da 17 nazioni per evitare un fondo unico che indebolirebbe le politiche agricole e ittiche, riducendone efficacia e stabilità”, argomenta il ministro.
Ma già a luglio scorso Fitto e Lollobrigida prendevano posizioni diverse
“Per mesi l’Italia ha sostenuto la necessità di garantire il mondo agricolo e della pesca, settori economici, ma soprattutto pilastri dell’economia europea così come sancito dai Trattati fondativi. Purtroppo, la proposta della Commissione non è all’altezza di questi obiettivi”, dichiarava il ministro dell’Agricoltura.
“Il ruolo delle regioni e delle autorità locali è assolutamente confermato. Il tema è che si compie uno sforzo per due obiettivi, il primo è quello di avere maggiore semplificazione, il secondo è quello di avere maggiore flessibilità”, argomentava invece l’ex ministro meloniano volato a Bruxelles.