Accolta dalla platea amica del meeting di Rimini di Comunione e liberazione, che più amica non poteva essere, Giorgia Meloni si è abbandonata a un lungo intervento celebrativo, lodando le magnifiche sorti e progressive del suo governo, dalla politica estera a quella interna.
Ma nel discorso di Meloni spiccano grandi assenze di temi urgenti del dibattito attuale sul piano internazionale e su quello domestico. Sul primo fronte spicca ancora una volta il silenzio sulle responsabilità di Benjamin Netanyahu, premier sotto processo e ricercato dalla giustizia internazionale.
I motivi sono chiari: il governo italiano non intende inimicarsi Washington e Tel Aviv. Meloni si guarda bene dal nominare mai il premier israeliano.
I silenzi su Netanyahu e le contraddizioni sull’Europa
La premier ha riconosciuto che “finalmente dopo tre anni e mezzo in cui la Russia non ha dato alcun segnale di dialogo”, “si sono aperti spiragli per un percorso negoziale, spiragli che sono stati resi possibili grazie a un’iniziativa del Presidente degli Stati Uniti, ma ancora di più grazie all’eroica resistenza del popolo ucraino e al compatto sostegno che l’Occidente, l ‘Europa e l’Italia hanno garantito”. Dunque riconosce meriti anche all’Europa, cadendo in contraddizione con quanto afferma subito dopo su “un’Unione europea che sembra sempre più condannata all’irrilevanza geopolitica”, “come ha giustamente rilevato Mario Draghi qualche giorno fa da questo palco”.
Il filo rosso che lega Meloni a Draghi
Ora – ha aggiunto – “io che sono passata dall’essere un’impresentabile per aver collocato il mio partito all’opposizione del Governo Draghi all’essere definita una ‘draghiana di ferro’ mi divertirò domani a leggere i giornali per capire in quale delle due caselle verrò inserita questa volta”. Sicuramente nella casella della draghiana, signora presidente.
È un dato che, dopo essersi fatta vanto in campagna elettorale di essere l’unico partito che ha fatto opposizione al governo Draghi, un esecutivo di tecnici incapace di affrontare le vere emergenze del Paese, poi ha nominato titolare al Mef Giancarlo Giorgetti, considerato il più draghiano tra tutti i ministri del governo dell’ex banchiere.
Con Draghi, peraltro ha condiviso la guerra al superbonus, che pure ha fatto da volano all’economia, per il solo fatto di essere una misura del M5S, e soprattutto la vocazione a una linea economica fatta di lacrime e sangue, improntata alla più violenta austerity in linea con le ricette neoliberiste draghiane.
I grandi assenti dal discorso della premier
Meloni ha annunciato “un grande piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie” ma ha omesso di dire che in Italia, è il caso di dire, c’è un’emergenza salariale grande come una casa mentre il carrello della spesa corre e la pressione fiscale è impennata lo scorso anno dal 41,4 al 42,6%. E come le fa notare il leader del M5S, Giuseppe Conte, Meloni ha aumentato l’Iva anche sui pannolini dei bambini e tagliato agevolazioni per i giovani che comprano casa.
La premier continua a vantarsi dell’occupazione che cresce ma si guarda bene dal dire che i posti di lavoro aumentano sì, ma con salari da fame.
Come certifica l’Istat, i salari reali sono scesi di circa il 9% rispetto al 2021. E il 9% dei lavoratori full time in Italia è povero. Ma niente salario minimo, non sia mai. E anzi vanto di aver abolito il Reddito di cittadinanza che – dichiara la premier – atrofizza le persone. Poco importa a Meloni che nel complesso sono in povertà assoluta quasi 5,7 milioni di individui.
Mentre il governo continua a promettere – lo ha fatto anche ieri – il taglio dell’Irpef per il ceto medio, senza mai però introdurlo per davvero.
Italia fanalino di coda in Ue per crescita, male l’industria
“Sono fiera che l’Italia non venga più considerata la grande malata d’Europa”, ha affermato. Ma sulla crescita siamo dietro ai grandi partner europei, da Francia a Spagna. Nel secondo trimestre il Pil ha registrato addirittura un calo dello 0,1%. E a fine anno la crescita rischia di fermarsi al +0,5%.
Nessun cenno fa Meloni a uno straccio di politica industriale e questo nonostante la situazione dell’impresa italiana sia moribonda. Non solo considerando i singoli casi, come la crisi di Stellantis o quella dell’ex Ilva. Basta guardare alla produzione industriale: come sottolinea l’Istat, a giugno ha registrato un calo dello 0,9% rispetto al già drammatico anno precedente. Durante il governo Meloni parliamo di ben 30 cali su base annua su 32 mesi totali.
Discorso simile per il fatturato, che a maggio (dati di fine luglio) ha registrato un calo superiore al 2% sia in valore che in volume e anche su base tendenziale la flessione è intorno al 2%.
Mentre l’Inps certifica un netto aumento delle ore di cassa integrazione autorizzate nel mese di giugno: sono state 46,034 milioni, in aumento del 6,9% rispetto a maggio e addirittura del 30,4% su base annua.
Dalla sanità alla scuola: ma quali record
Meloni vanta stanziamenti record per la sanità ma non dice quanti milioni di italiani rinunciano a curarsi per motivi economici. In Italia ci sono sempre meno laureati ma la premier non cita il problema delle spese che gli studenti sono costretti a sostenere, a partire dal caro-affitti per i fuori sede e dal costo dei libri scolastici. Pensa invece a ragionare sulla “parità scolastica”, strizzando sempre l’occhio ai privati.
Conte: la televendita di Meloni è sfuggita di mano
“C’è chi scrive le mozioni e chi salva i bambini. Io sono fiera di far parte dei secondi”: “C’è tanta doppiezza e spregiudicatezza morale in questa frase pronunciata da Giorgia Meloni su Gaza, senza provare nessuna vergogna dopo che il suo Governo ha protetto ininterrottamente il criminale Netanyahu mentre uccideva circa 20 mila bambini: niente sanzioni a Israele, niente embargo sulle armi, ma sì ad accordi di cooperazione militare con Israele, niente riconoscimento della Palestina. Tutte azioni contro Netanyahu da noi proposte a livello nazionale ed europeo nelle mozioni che Meloni sbeffeggia”, commenta amaro il leader M5S.
L’ex premier la incalza chiedendole che fine ha fatto il suo “blocco navale” e ricordandole che ha ereditato dal suo governo 209 miliardi ottenuti in Europa mentre lei ha riportato dall’Europa tagli per 13 miliardi l’anno, un aumento di 445 miliardi in 10 anni delle spese militari e dazi al 15% per l’Italia, con il corollario di costosi acquisti di gas e armi dagli Stati Uniti.
“La televendita senza domande di Giorgia Meloni sta sfuggendo di mano. Tanta fumosa propaganda e zero fatti, mentre il calo della produzione industriale imperversa, il ceto medio è sempre più impoverito, abbiamo un boom di cassa integrazione, un esercito in aumento di lavoratori con stipendi da fame e il record dei poveri assoluti”, ha concluso Conte.