Italia maglia nera Ue sulla scuola. Un rapporto smentisce Valditara

Italia ultima per spese destinate all’istruzione. Invece è terzultima se si considera la voce in rapporto al Pil

Italia maglia nera Ue sulla scuola. Un rapporto smentisce Valditara

Il giorno dopo il suo intervento al Meeting di Rimini, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara viene smentito da un rapporto “Investing in Education 2025”, pubblicato dalla Commissione europea. L’Italia è ultima classificata tra i Paesi Ue sotto il profilo della percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione, e terzultima, sopra solo a Romania e Irlanda, per quanto riguarda il rapporto tra la spesa pubblica per l’istruzione e il Pil.

A rilevarlo è anche Pagella Politica in base agli ultimi dati Eurostat, su cui si basa evidentemente il Rapporto di Bruxelles. Ebbene Valditara da Rimini ha detto che “il finanziamento statale della scuola italiana non è assolutamente inferiore a quello di tanti altri Paesi europei”. E ancora: “Penso che in rapporto al Pil sia persino superiore alla Germania”.

I numeri di Bruxelles danno torto a Valditara

I numeri, però – scrive Pagella Politica – gli danno torto. Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2023 la spesa complessiva dello Stato italiano in istruzione è stata pari al 3,9 per cento del Pil. Questa è la terza percentuale più bassa tra tutti i Paesi membri dell’Unione europea, davanti solo a Romania (3,4 per cento) e Irlanda (2,8 per cento).

La spesa statale per l’istruzione è più alta in tutti e tre gli altri grandi Paesi Ue: in Francia è pari al 5 per cento, in Germania al 4,5 per cento e in Spagna al 4,2 per cento. La media europea è del 4,7 per cento e il Paese Ue che spende di più in istruzione in rapporto al Pil è la Svezia (7,3 per cento).

L’Italia finisce ultima se si rapporta la spesa in istruzione alla spesa totale dello Stato

L’Italia finisce ultima in classifica se si rapporta la spesa in istruzione alla spesa totale dello Stato. La percentuale italiana è del 7,3 per cento, contro una media europea del 9,6 per cento. In Spagna è del 9,3 per cento, in Germania del 9,2 per cento e in Francia dell’8,8 per cento. Al primo posto ci sono l’Estonia e la Svezia, con il 14,5 per cento.

L’esecutivo Ue evidenzia che il Pil dei Paesi europei potrebbe aumentare tra l’8% e il 10% rispetto alle proiezioni attuali se più persone possedessero livelli sufficienti di competenze di base entro il 2030, e che un solo anno aggiuntivo di istruzione può aumentare il reddito di una persona del 7% in Europa.

Italia agli ultimi posti anche per numero di laureati

L’Italia, rileva Openpolis, è ancora agli ultimi posti in Ue rispetto al numero dei giovani laureati, con una quota del 31,6%, rispetto a una media europea del 44%. Tra le cause di questa tendenza, le disparità sociali e l’origine familiare assumono un’importanza fondamentale.

A questo si aggiungono i profondi divari territoriali. In media nel 2024 nell’Unione europea il 44,1% dei giovani tra 25 e 34 anni aveva un titolo di studio terziario (come la laurea).

Una quota in progressivo avvicinamento all’obiettivo del 45% entro il 2030, come stabilito dal consiglio dell’Ue. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2024 il 31,6% dei giovani tra 25 e 34 anni era in possesso di un titolo di studio terziario. Dato in crescita rispetto al 30,6% dell’anno precedente e al 29,2% del 2022, ma che pone il nostro paese al penultimo posto in Ue, prima della Romania (23,2%).

Incidono le disparità sociali

Un dato così basso per il nostro paese porta una riflessione sulle radici di questa tendenza e sulle possibili soluzioni. La tendenza – scrive Openpolis – rilevata in quasi tutti i sistemi educativi è che gli studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati hanno una probabilità inferiore di iscriversi all’università rispetto ai loro coetanei più abbienti.

Nel luglio 2024, l’indagine di Istat sui livelli di istruzione e i ritorni occupazionali, ha mostrato come siano soprattutto i figli dei laureati a proseguire gli studi.

Quando i genitori non hanno il diploma, quasi un giovane su 4 (23,9%) abbandona precocemente gli studi e solo il 12% raggiunge la laurea o un altro titolo terziario. Al contrario, se almeno un genitore è laureato, la percentuale di abbandoni precoci della scuola scende all’1,6%, mentre quasi il 70% arriva a laurearsi.