Regionali in Puglia, la proxy war nel Pd che può logorare Schlein. E intanto il centrodestra aggiusta la mira: “Loro litigano, noi governiamo”

Veti incrociati su Emiliano e Vendola, Decaro alza la posta: la Puglia diventa banco di prova per logorare la segreteria Schlein.

Regionali in Puglia, la proxy war nel Pd che può logorare Schlein. E intanto il centrodestra aggiusta la mira: “Loro litigano, noi governiamo”

Il fatto. Il 22 agosto Antonio Decaro ha rotto il silenzio: «Sono pronto a candidarmi». Ma a una condizione esplicita: niente candidatura al Consiglio regionale per Michele Emiliano e Nichi Vendola. «Voglio essere un presidente libero, non ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto», ha scritto nel post che ha riaperto la partita. Da allora la bussola non si muove: Emiliano non arretra sull’idea di correre, Vendola respinge il veto e rivendica l’autonomia delle liste di Avs, mentre il M5S conferma l’appoggio a Decaro. Il Nazareno prova a cucire: la vicenda non è più solo locale.  

Veti incrociati, stallo reale

Il veto su Emiliano è politico, non personale: per Decaro la coabitazione in Consiglio con i due predecessori trasformerebbe il nuovo presidente in un «presidente a metà». Emiliano, che di Decaro riconosce il profilo più competitivo, rifiuta però il «parricidio» e rivendica il diritto a correre da capolista Pd. Vendola, indicato come «candidato naturale», fissa il perimetro: «le liste Avs le decide Avs». Avs tiene la linea dell’autonomia, il M5S con Giuseppe Conte ha già dato il via libera a Decaro.  

Il peso specifico di Decaro influenza ogni mossa. Alle Europee 2024 ha raccolto quasi 500 mila preferenze; sondaggi di agosto (Yoodata) lo indicano nettamente avanti nello scenario secco. È la ragione per cui il Pd nazionale considera la sua candidatura la più competitiva e, allo stesso tempo, il motivo per cui la “discontinuità” indicata da Decaro diventa un ultimatum: governare senza “padri nobili” in lista. Non un affronto personale, ma un perimetro politico da cui far partire la legislatura. La controspinta arriva dagli alleati: Avs non accetta veti, il M5S pretende una rottura visibile con il ciclo Emiliano.  

La guerra interna al Pd

Ridurre tutto a un contenzioso locale è fuorviante. La Puglia è una proxy war che misura la tenuta di Elly Schlein sul terreno più scivoloso: il rapporto fra il “partito dei sindaci” e le culture politiche che hanno retto il laboratorio pugliese. Decaro gioca su due tavoli. A Bari si propone come discontinuità: niente delfinati in Consiglio, nessuna coabitazione forzata con i predecessori. A Roma costringe il Nazareno a riconoscere che senza di lui la coalizione perderebbe narrazione, voto moderato e un pezzo di credibilità nel Sud. Nelle letture interne, l’attrito è tattica: testare il perimetro di comando della segretaria e accumulare forza nell’area riformista e amministrativa che guarda a Bonaccini e, in prospettiva, allo stesso Decaro. Qui la questione pugliese diventa strumento di logoramento: se Schlein concede, appare sotto schiaffo; se resiste, rischia di bruciare una regione simbolo.  

Scenari e calendario

Il tempo è già politica. Il Nazareno ha fissato un perimetro: chiudere entro la Festa dell’Unità regionale di Bisceglie (5–7 settembre); convocare in settimana una riunione di coalizione; e incrociare domani la presenza congiunta di Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni sul palco della festa Avs al Monk di Roma, occasione utile per un contatto di vertice. In questo corridoio temporale si deciderà se la parola “discontinuità” sarà sostanza o mero slogan.  

Tre esiti sono sul tavolo. Il compromesso: Emiliano fa un passo di lato dalla corsa al Consiglio (o cambia ruolo), Avs preserva l’autonomia senza trasformare Vendola in totem, Decaro ufficializza e avvia la campagna. Il piano B: se i veti saltano, Decaro si sfila e il Pd cerca un nome di garanzia, con l’ipotesi Vendola che riemerge nel perimetro progressista e nuove frizioni con il M5S. La rottura: stallo prolungato, pratica rimessa a Roma, “campo largo” lacerato e vantaggio strutturale alla destra. In tutti i casi, più il tempo passa, più la decisione scivola da Bari alla capitale, erodendo margini e credibilità.  

Nel frattempo il centrodestra aggiusta il mirino. In quota FdI circola il sottosegretario Marcello Gemmato; nell’orbita di Forza Italia resta il nome di Mauro D’Attis. Una soluzione civica non è esclusa. È la narrativa più comoda per gli avversari: «loro litigano, noi governiamo». Il rischio per il centrosinistra è di regalare all’avversario la campagna più semplice, costruita sull’argomento più solido, la divisione degli altri.  

Il punto

Con Decaro candidato alle sue condizioni, Schlein potrà rivendicare di aver cucito il “campo largo”, pagando però un prezzo di autorità interna. Senza Decaro, la segretaria guadagnerebbe margine al Nazareno ma consegnerebbe alla destra l’immagine di un Pd diviso e a trazione romana. La Puglia non è una cartolina congressuale: è la regione più popolosa del Sud e un banco di prova su lavoro, sanità, transizione e fondi europei. Lì si misura la politica, oltre i personalismi. E lì, per ora, si misurano i veti.