Un incontro lungo, che si è protratto fino alla tarda serata di ieri. Da una parte la vicesindaca del Comune di Milano Anna Scavuzzo, che ha ereditato la delega all’Urbanistica dal dimissionario Giancarlo Tancredi (indagato nelle inchieste sui presunti abusi edilizi) e i tecnici del Comune. Dall’altra i consiglieri comunali Pd. Al centro della discussione, il tentativo di convincere della “necessità” della vendita dello stadio di San Siro e delle aree limitrofe a Milan e Inter a soli 197 milioni di euro (dai quali però si dovranno togliere almeno 30 milioni per le bonifiche, a carico del Comune) entro fine settembre. Prima cioè che scatti il vincolo culturale, a novembre. Come richiesto dal sindaco Beppe Sala.
Nella delibera il contratto di vendita rimasto segreto
Una delibera che non sarà discussa dal Consiglio (nonostante questo abbia l’onere di indirizzo delle politiche comunali), ma che dovrà solo approvare, una volta passata in giunta. Un’estromissione totale, insomma. Nel documento, probabilmente, sarà riportato il contratto di vendita stabilito tra palazzo Marino e club, un atto che fino a oggi non ha visto nessuno (tranne squadre e sindaco, essendo stata una trattativa privata).
Ma che ha viaggiato nelle chat del gruppo ristretto di fedelissimi di Sala che si è occupato del dossier stadio negli anni, formato da Tancredi, il dg Christian Malangone e la dirigente Simona Collarini (tutti finiti indagati). Ovvero il gruppo che, da quanto raccontato dalle chat, ha bersagliato e boicottato i pochi consiglieri contrari all’operazione. E che ha collaborato strettamente con le squadre…
Tutti temono il possibile danno erariale
Ma a spaventare i consiglieri sono anche il fascicolo aperto dalla procura sulla vendita (ancora gelosamente custodito dai pm) e quello della Corte dei Conti, che ha acceso più di un faro sul prezzo di cessione. Il rischio è che la Corte contesti il danno erariale, che, se provato, dovrà essere ripianato proprio i consiglieri…
Numeri a rischio in aula
E così, i numeri in aula sono a rischio, con sei consiglieri di maggioranza sicuramente contrari, mentre altri (una decina) sarebbero molto perplessi. Inoltre, dalla riunione di ieri sono stati esclusi tutti gli altri partiti di maggioranza, a partire dai Verdi, che, se fossero coerenti, dovrebbero uscire dalla maggioranza stessa, qualora la delibera di vendita passasse.
Il nuovo ricorso al Tar
A complicare la già spinosissima vicenda, l’ulteriore diffida notificata proprio ieri dal Comitato Sì Meazza contro la vendita dello stadio, nella quale sostiene che il vincolo architettonico scatterebbe almeno dall’11 settembre, se non è già scattato prima.
Da quella data, secondo il legale Veronica Dini, “anche il secondo anello dello Stadio San Siro risulterà senz’altro sottoposto a vincolo architettonico e non potrà essere alienato in assenza della verifica di interesse culturale”.
La missiva chiede anche ad altri enti, tra cui il Ministero della Cultura, “di vigilare sulla correttezza dell’operato degli Uffici coinvolti, al fine di scongiurare la commissione di un atto amministrativo illegittimo e il perfezionamento di una vendita che sarebbe insanabilmente nulla e che, oltretutto, esporrebbe il Comune a un rilevante danno erariale e la città tutta alla perdita di un bene pubblico di estrema importanza”.
Il presidente della Lega tira la volata alla vendita
In mattinata ci aveva pensato il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli, a tirare la volata alla vendita del Meazza dopo un incontro con Milan e Inter… “San Siro? Mi preoccupa e mi preoccupa tantissimo. Da milanese adottivo sarei dispiaciuto che Milano perdesse gli Europei per il mancato adeguamento di San Siro, o che non ci sia un nuovo stadio”, ha detto.
“Niente Europei a San Siro”
“Ad oggi se non succede qualcosa di diverso gli Europei non potranno essere ospitati a Milano, questo grido di allarme è anche quello delle società, ma siamo confidenti che entro il 30 settembre si prenda una decisione e poi si vada dritti verso un nuovo stadio, perché l’interesse delle squadre avere stadi adeguati per tifosi e anche per il Paese”, ha aggiunto. Ma senza spiegare perché San Siro, così com’è oggi, perfetto per ospitare finali e semi-finali di Champions nonché la cerimonia olimpica, sarebbe inadatto per ospitare gli europei.
Il precedente e lo scoop de La Notizia (mai smentito)
Dalle parole di Simonelli parrebbe intuirsi che il Meazza non risponderebbe alle normative Uefa, unico motivo per il quale Milano dovrebbe essere esclusa da Euro 2032. Ma il presidente della Lega non ha citato alcun documento della Uefa, né alcun comunicato, né, tantomeno, una lista di carenze riscontrate.
Proprio come accadde alcuni mesi fa, quando i giornali titolarono “San Siro senza requisiti Uefa”, salvo poi scoprire che si era trattata di una libera interpretazione (diciamo così) dei quotidiani sportivi, perché come dimostrò La Notizia, fino al 23 luglio scorso non esisteva alcun documento firmato dalla Uefa circa l’inidoneità dello stadio di San Siro per gli Europei di calcio. Magari nel frattempo le cose sono cambiate, ma sembra tanto un déjà vu (sempre a favore di Milan e Inter)…