Le prospettive di pace per l’Ucraina restano lontane, nonostante i tentativi di riavviare un dialogo internazionale. Per risolvere l’impasse il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rilanciato la possibilità di una nuova telefonata con il leader del Cremlino Vladimir Putin, tenendo aperto il canale diplomatico che, almeno nelle sue intenzioni, dovrebbe prima o poi sbloccare i negoziati.
Durante una cena alla Casa Bianca con i leader del settore tecnologico, tra cui Bill Gates e Mark Zuckerberg, Trump ha annunciato che presto parlerà con Putin. “Sì, lo farò… Stiamo avendo un ottimo dialogo”, ha risposto a un giornalista, dopo essere stato interrogato sulle sue prossime mosse in seguito al colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Putin apre alla telefonata, ma il dialogo resta difficile
Dal Cremlino è arrivata un’apertura prudente. Il portavoce Dmitri Peskov ha spiegato che un eventuale incontro o colloquio tra Putin e Trump potrebbe essere organizzato “molto rapidamente”, ricordando come fosse stato fatto in passato con il vertice in Alaska. Lo stesso Putin ha confermato di mantenere con Trump “un dialogo aperto”, basato sulla disponibilità a contattarsi ogni volta che fosse necessario.
Parallelamente, il presidente russo si è detto disponibile a ricevere anche la controparte ucraina. “Se la parte ucraina vuole questo incontro, siamo pronti. Il miglior luogo è Mosca”, ha dichiarato dal Forum economico di Vladivostok. Ma dietro questa apertura, su cui è già arrivato il “no” di Zelensky, si celerebbe – secondo gli analisti – la sostanziale chiusura del Cremlino rispetto alle condizioni di un accordo.
Le condizioni poste da Mosca
Putin ha ribadito che oggi è “praticamente impossibile raggiungere un accordo con l’Ucraina su questioni chiave”, anche ipotizzando la volontà politica di Kiev. Tra gli ostacoli cita difficoltà legali e tecniche, oltre a divergenze di fondo: dalla contrarietà russa a un eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato, considerato una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, fino al rifiuto della presenza di truppe straniere sul territorio ucraino.
Il presidente russo ha sottolineato che tali forze, se dispiegate durante i combattimenti, sarebbero considerate “obiettivi legittimi da eliminare”, interpretandone l’invio come una strada alternativa per l’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica. Al contrario, Putin si è detto disponibile ad accettare l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, definito una scelta legittima di Kiev, purché non si traduca in un avanzamento della Nato ai confini russi.
Nonostante queste posizioni rigide, il capo del Cremlino ha assicurato che “se si dovesse giungere a un accordo di pace duratura, la Russia lo rispetterà in pieno” aggiungendo che tutto ciò renderebbe perfino superfluo lo schieramento di militari stranieri sul suolo ucraino. Parole che però, agli occhi dell’Ucraina e degli alleati europei, non sono credibili anche per la presenza del precedente del 2014 quando, malgrado gli accordi di Minsk, lo zar aveva attaccato e annesso la Crimea.
La replica di Zelensky: “Mosca non vuole la pace”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha respinto le dichiarazioni del Cremlino. “Putin non vuole porre fine al conflitto, questo è un dato di fatto”, ha detto in un video-intervento. Secondo il leader ucraino, il primo passo indispensabile resta un cessate il fuoco, ma solo l’aumento della pressione internazionale – con sanzioni, garanzie di sicurezza e un coinvolgimento più ampio di Europa, Stati Uniti e Paesi del Sud globale – potrà spingere Mosca a cambiare posizione.
“Nessuno si fida dei russi – ha aggiunto Zelensky – ma la guerra deve finire e una Ucraina forte lo sarà nel momento in cui ci avvicineremo davvero alla pace”.
Trattative in stallo
Alla luce di tutto ciò il quadro che emerge è quello di un negoziato congelato: da un lato gli Stati Uniti che provano a mediare, dall’altro la Russia che detta condizioni ritenute inaccettabili da Kiev e l’Ucraina che pretende condizioni ritenute irrealistiche alla luce di quanto emerge del campo di battaglia.
Insomma la distanza rimane ampia – come già emerso durante la riunione all’Eliseo della Coalizione dei Volenterosi per l’Ucraina – e difficilmente colmabile nel breve periodo. La guerra, iniziata nel febbraio 2022, continua dunque senza una prospettiva concreta di tregua, mentre la diplomazia internazionale fatica a trovare un punto di convergenza che possa mettere fine al sanguinoso conflitto.