Meno di 24 ore. È il tempo impiegato dal pavido esecutivo europeo per prendere le distanze dalle dichiarazioni dalla vicepresidente della Commissione Ue, la socialista spagnola Teresa Ribera, che giovedì aveva parlato di genocidio in corso a Gaza (primo membro della Commissione europea a utilizzare il termine “genocidio”).
“Ribera parlava a suo nome”
“La vicepresidente ha parlato a suo nome e non spetta alla Commissione giudicare su questa definizione. Peraltro, su questo specifico argomento non c’è stata alcuna decisione del Collegio”, ha detto ieri Paula Pinho, portavoce dell’esecutivo europeo. Sulla questione è intervenuto anche il portavoce per gli Affari esteri della Commissione Anouar El Anouni, il quale ha ribadito che “stabilire se siano stati commessi crimini internazionali, incluso il genocidio, è di competenza delle corti nazionali e internazionali. La qualificazione giuridica di tale atte richiede un’adeguata determinazione”. Vietato dire “genocidio”, quindi, dalle parti di Bruxelles.
Ribera: “Il genocidio di Gaza mette in luce il fallimento dell’Europa”
E infatti una delle colpe che vengono imputate alla Ue nella tragedia di Gaza è proprio l’immobilità, se non l’inutilità. Come aveva sottolineato Ribera durante la sua lezione inaugurale della Scuola di Affari internazionali di Science Po a Parigi. “Il genocidio a Gaza mette in luce il fallimento dell’Europa nell’agire e nel parlare con una sola voce, nonostante le proteste si diffondano nelle città europee e 14 membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite abbiano chiesto un cessate il fuoco immediato”, aveva detto.
Per i giuristi è giuridicamente genocidio
Un concetto, quello di genocidio in corso, confermato nei giorni scorsi anche dall’Associazione internazionale degli studiosi del genocidio (Iags), che riunisce i massimi esperti del tema. Inoltre, la dichiarazione della commissaria alla concorrenza segue di pochi giorni anche la lettera inviata alle istituzioni europee da 209 tra ex ambasciatori Ue e degli Stati membri e alti funzionari, nella quale chiedevano azioni immediate e sanzioni dirette da parte di Bruxelles contro le azioni illegali di Israele a Gaza e in Cisgiordania. Una missiva rimasta lettera morta.
Giovedì notte era arrivata la vibrata protesta di Tel Aviv contro Ribera, definita da un portavoce del ministero degli Esteri israeliano “portavoce della propaganda di Hamas”.
Intanto l’Idf bombarda ciò che rimane di Gaza City
E mentre l’Ue si occupa di prendere le distanze dai propri governanti, a Gaza l’inferno continua. Ieri l’Idf ha bombardato, distruggendola, la Torre Mushtaha, un edificio di 12 piani di Gaza City, uno dei pochi ‘grattacieli’ che erano rimasti in piedi.
Mezz’ora prima di colpire, l’esercito israeliano ha avvertito la popolazione “per limitare i danni causati ai civili”. Secondo l’Idf Hamas vi aveva installato “infrastrutture utilizzate per preparare e condurre attacchi”.
“Nei prossimi giorni, l’esercito effettuerà attacchi precisi e mirati contro le infrastrutture terroristiche”, ha aggiunto il comando israeliano, specificando che saranno presi di mira in particolare i grattacieli. L’esercito ha poi dichiarato di controllare circa il 75% della Striscia di Gaza e il 40% di Gaza City. Inoltre, secondo un alto funzionario militare israeliano, “un milione” di persone potrebbe lasciare Gaza City e spostarsi la parte meridionale del territorio.
Esulta il falco Katz
“Il catenaccio sta per essere rimosso dalle porte dell’Inferno a Gaza. Una volta aperta la porta, non verrà più chiusa”, ha gioito il ministro della Difesa Israel Katz.
Intanto continuano in Israele le manifestazioni dei parenti degli ostaggi per chiederne il rilascio, l’ala armata di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam, ha pubblicato ieri un video di due di loro. Uno, identificato dai media israeliani come Guy Gilboa-Dalal, chiede a Netanyahu di non lanciare un’offensiva su Gaza City. Il secondo che appare alla fine della sequenza è Alon Ohel, ed è la prima volta che compare in un video dal giorno del suo rapimento, il 7 ottobre 2023.
Ben Gvir su X: “Serve lo schiacciamento assoluto dei Palestinesi”
“Terrorismo psicologico di Hamas affinché interrompiamo l’operazione a Gaza”, ha commentato su X il ministro israeliano di estrema destra per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, “La risposta necessaria: occupazione totale, schiacciamento assoluto, incoraggiamento all’emigrazione di massa. Solo così si può vincere, e solo così si possono riportare a casa gli ostaggi in sicurezza”, ha concluso.