Matteo Ricci, sulle regionali del 28 Settembre nelle Marche sembra esserci grande attenzione da parte del governo e la stessa Giorgia Meloni verrà a sostenere la corsa di Acquaroli. Sul fronte del campo largo non si è ancora visto Giuseppe Conte invece. Pesano ancora le titubanze iniziali nel sostegno alla sua candidatura per la vicenda dell’inchiesta?
“Il voto per scegliere il futuro delle Marche spetta ai marchigiani, non a Giorgia Meloni o a nessun altro leader nazionale. Noi abbiamo deciso di stare tra la gente, di mettere la nostra faccia in questa campagna popolare, e di costruire un’alleanza larghissima. A differenza di Francesco Acquaroli, che preferisce nascondersi dietro la premier, noi non abbiamo bisogno di tutor nazionali. Abbiamo il sostegno di tutti i partiti e le forze della nostra “Alleanza del cambiamento”, entro la quale il Movimento 5 Stelle è una componente essenziale, e Giuseppe Conte verrà a sostenermi, abbiamo già le prime date e non c’è nessuna titubanza. Riguardo all’inchiesta, Acquaroli non ne parla in pubblico, ma i suoi sodali mi attaccano ogni giorno. Una violenza mediatica che non fa altro che rafforzarmi: il sostegno che ho ricevuto è totale e senza alcuna esitazione”.
Sempre il governo a sostegno del governatore uscente cala l’asso della ZES. Una reale opportunità per le Marche?
“La vicenda della ZES è l’ennesima dimostrazione che il governo nazionale si fa vedere nelle Marche solo in campagna elettorale. Per anni hanno ignorato i nostri bisogni, ci hanno derubato dei 2 miliardi di euro stanziati per la ferrovia Adriatica a favore del Ponte sullo Stretto e hanno taciuto sui tagli alla sanità pubblica. Ora, a poche settimane dal voto, tirano fuori l’asso della ZES. Per me non è una reale opportunità, ma una mossa puramente elettorale, un tentativo disperato di nascondere il nulla dei cinque anni della giunta Acquaroli: la zona elettorale speciale, per la quale non c’è un euro, non entrerà subito in vigore e per di più mancano metà dei comuni delle Marche”.
La sanità è uno dei temi cardine del suo programma elettorale, con una particolare attenzione al tema della salute mentale. Ci dice perché?
“La sanità nelle Marche è peggiorata in modo drammatico negli ultimi cinque anni, e questo lo sa bene chiunque si sia trovato ad affrontare le liste d’attesa, che superano i sei mesi, o i pronto soccorso intasati. 150mila marchigiani hanno addirittura smesso di curarsi, perché non trovano risposte nel pubblico e non hanno la possibilità economica di rivolgersi al privato. È inaccettabile. Dobbiamo invertire la rotta e dare una svolta radicale, garantendo il diritto alla salute per tutti, a fronte di un processo di strisciante privatizzazione. Per fare questo, è necessario che il sistema sanitario nazionale sia finanziato almeno con il 7% del Pil. Vogliamo inoltre, più investimenti sulla sanità territoriale e sulla salute mentale, un tema troppo a lungo trascurato e sul quale le Marche sono ultime in Italia. Proponiamo che si introduca lo psicologo di comunità, che si faccia prevenzione nelle scuole, mappando i nuovi bisogni e le fragilità, specie nei giovanissimi, dando così risposte ai reali bisogni dei cittadini. I marchigiani meritano di più”.
I dazi trumpiani si ripercuoto fortemente sulle aziende italiane, ma l’export marchigiano – stando ai dati – è già da tempo che ha subito una forte contrazione.
“La nostra manifattura marchigiana oggi soffre per il colpo dei dazi internazionali, ma già prima dei dazi i dati di Confindustria segnavano un -11% di export. L’economia delle Marche è ferma, lo dicono i dati, da Bankitalia allo Svimez. Dobbiamo tornare a sostenere e a far crescere le imprese, mettendo loro a disposizione un apposito fondo di 10 milioni di euro, per consentire loro di individuare mercati alternativi, per contrastare l’effetto dei dazi statunitensi. È uno dei punti chiave della nostra visione per il futuro: riportare la nostra regione a essere protagonista e conosciuta per la sua capacità di produrre eccellenze”.
Trova giusto che nel campo largo alle prossime regionali Avs non abbia potuto esprimere un proprio candidato?
“La notizia di queste ore è che il centrosinistra si presenta unito e compatto in sei regioni, con lo stesso schieramento a sostegno dei candidati individuati di comune accordo. Avs, così come gli altri partiti e movimenti, è fondamentale nella coalizione. La scelta è ricaduta sui candidati ritenuti più competitivi sui rispettivi territori. Sono certo che, nelle future tornate elettorali regionali, anche Avs presenterà candidature competitive. Nelle Marche, abbiamo costruito un’alleanza larghissima e la mia candidatura è stata una scelta condivisa da tutti i partiti e movimenti che la compongono. L’obiettivo era e rimane quello di unirci e di dare una visione del futuro nuova alle Marche, una visione in cui si torni a investire nella sanità pubblica, in trasporti efficienti e nel sostegno a imprese e lavoratori”.
Le è pesato lasciare il suo seggio all’Europarlamento e, se l’esito delle elezioni non dovesse essere quello da lei sperato, vi farà ritorno?
“La mia candidatura a governatore non è stata una decisione semplice, è nata dalla richiesta del territorio e del mio partito. L’amore per la mia terra ha prevalso, sebbene io stia continuando a compiere il mio dovere in Europa, occupandomi del nuovo regolamento che riguarda i diritti dei passeggeri. Il tema del ritorno all’Europarlamento non si pone per ora, perché sono convinto che i marchigiani voteranno per il cambiamento, sostenendo con forza la nostra coalizione”.