Corsa al riarmo, al voto sulle mozioni. Da destra niente testi per evitare risse

I 5S: no agli obiettivi Nato e stop alle armi ad Israele. Nel Pd i soliti equilibrismi per non irritare gli ex renziani

Corsa al riarmo, al voto sulle mozioni. Da destra niente testi per evitare risse

I soldi Roma li aveva già prenotati a luglio e qualche giorno fa Ursula von der Leyen aveva annunciato con giubilo che il fondo Safe di 150 miliardi per il riarmo era andato a ruba con la richiesta di 19 paesi ad accedervi. Ieri la conferma che all’Italia di Giorgia Meloni andranno 14,9 miliardi di euro. La notizia arriva alla vigilia della votazione che avverrà oggi alla Camera sulle mozioni che riguardano l’aumento delle spese militari presentate all’inizio dell’estate, dopo l’intesa Nato, da M5S, Avs, Iv e Az.

Nessun testo dalle destre per l’alto rischio di frizioni

Attesa anche quella dei Dem che dovrebbe arrivare direttamente in Aula mentre, stando a varie fonti di centrodestra, dalla maggioranza non dovrebbe arrivare alcuna mozione, né unitaria né di singoli partiti. E si capisce il perché. Il tema è ad altissima tensione con la Lega che, almeno a parole, si finge pacifista e dunque gli alleati vogliono evitare polemiche e divisioni all’interno degli schieramenti.

Censura dell’intesa tra Usa e Ue sui dazi e stop immediato alla vendita di armi ad Israele: è quanto chiede la mozione del M5S.

M5S contro target Nato sul riarmo e contro le armi ad Israele

Nel testo si prevede tra l’altro l’impegno “a censurare nelle opportune sedi istituzionali l’accordo siglato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump in materia di dazi commerciali, con particolare riferimento all’impegno europeo all’acquisto di armamenti americani”.

E inoltre a “interrompere in via immediata qualsiasi rapporto inerente l’import ed export di materiali di armamento con Israele, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, cessando altresì il sostegno finanziario a un governo che persevera nel commettere crimini orribili sulla Striscia di Gaza e nei territori palestinesi”.

E ancora: “Scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento della spesa in difesa e sicurezza in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato”. La mozione M5S impegna il governo ad “adottare contestualmente iniziative urgenti volte al progressivo aumento annuale delle risorse del Fondo sanitario nazionale fino al raggiungimento del completo reintegro delle medesime risorse sottratte alla sanità pubblica”.

Nella mozione si legge inoltre: “Manifestare, in tutte le sedi istituzionali, nazionali, europee ed internazionali, la ferma contrarietà del Governo italiano al piano di riarmo europeo ‘Rearm Europe’, sostituendolo integralmente con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuova la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell’Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l’economia dell’Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile”.

Anche Avs contro la follia dello shopping militare

La mozione di Avs a prima firma di Luana Zanella chiede, senza mezzi termini di “recedere dall’accordo sottoscritto dalla premier all’Aja che impegna i Paesi aderenti all’Alleanza Atlantica ad investire il 5 per cento del Pil per spese relative alla difesa e alla sicurezza entro il 2035, spese militari che nel nostro Paese hanno già raggiunto purtroppo il 2 per cento del Pil”, e si chiede inoltre di coinvolgere il Parlamento in una “adeguata discussione e determinazione di indirizzi nel merito e promuovendo nelle competenti sedi europee la creazione di una difesa comune europea”.

Le mozioni belliciste di Iv e Azione

La mozione di Iv, a prima firma di Maria Elena Boschi, impegna il governo “a definire un percorso graduale e sostenibile per l’incremento delle risorse destinate alla difesa, in linea con gli standard Nato e con l’obiettivo di raggiungere entro il 2035 un livello di spesa pari al 3,5 per cento del Pil”.

Ma prevede anche che l’esecutivo si impegni a “escludere categoricamente” il ricorso a misure fiscali aggiuntive per l’incremento della spesa pubblica in materia di difesa.

Quella di Az a firma di Matteo Richetti chiede, oltre al rafforzamento della collaborazione con i ‘Volenterosi’ anche ad “assumere iniziative volte a prevedere una tabella di marcia realistica per l’incremento della spesa per la difesa, vincolando tale aumento a un effettivo potenziamento della capacità operativa delle forze armate, con l’obiettivo di raggiungere il 2 per cento del Pil già dal 2025 e il 3,5 per cento entro il 2035”.