L’esercito israeliano ha dato il via all’offensiva di terra a Gaza City nella notte, in quella che appare come la fase più dura del conflitto iniziato dopo il 7 ottobre. Un’ora prima di mezzanotte, il cielo della città è stato illuminato dalle bombe e dai razzi, mentre artiglieria e droni hanno colpito a ripetizione. I media locali hanno parlato di 37 attacchi in soli venti minuti, con la popolazione in fuga dal settore nord-occidentale.
Secondo fonti della Striscia, i tank di Tsahal sono entrati lungo via Al-Jalaa, nel cuore di Gaza City, mentre ordigni telecomandati hanno abbattuto diversi edifici. “L’Idf sta attaccando con forza”, ha confermato un funzionario della sicurezza israeliana alla tv pubblica Kan, descrivendo l’operazione “Carri di Gedeone 2” come una svolta sul terreno.
La posizione degli Stati Uniti
Il presidente Usa ha avvertito Hamas dopo le notizie secondo cui alcuni ostaggi sarebbero stati portati fuori dai tunnel per essere usati come scudi umani. “Questa è un’atrocità umana, non permettete che accada”, ha scritto sul social Truth, chiedendo la liberazione immediata di tutti i prigionieri. Il premier Benjamin Netanyahu ha ringraziato per “l’incrollabile sostegno”.
Il segretario di Stato americano Marco Rubio, in visita in Israele, ha ribadito il legame con Tel Aviv ma ha precisato che l’amministrazione Trump si aspetta che l’operazione sia rapida. “Non è la guerra di Trump, è la guerra di Bibi”, ha detto un funzionario statunitense citato da Axios. Rubio ha inoltre avvertito che Hamas ha “pochi giorni” per accettare un accordo di cessate il fuoco, sottolineando che la finestra per la diplomazia si sta rapidamente chiudendo.
Gaza sotto assedio
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha descritto la situazione con toni drammatici: “Gaza sta bruciando. Le Idf colpiscono con pugno di ferro le infrastrutture terroristiche e i soldati combattono per liberare gli ostaggi e sconfiggere Hamas”.
Secondo i piani dell’organizzazione palestinese, gli ostaggi sarebbero stati spostati in tende e edifici nel centro di Gaza City, mentre la guida militare ha predisposto una strategia di imboscate e guerriglia urbana. La presenza di civili ancora in città, circa 700mila persone nonostante i ripetuti avvisi di evacuazione, rischia di rendere l’offensiva ancora più complessa.
La protesta delle famiglie degli ostaggi
Mentre i raid si intensificavano, decine di familiari degli ostaggi hanno manifestato davanti alla residenza del primo ministro a Gerusalemme. “Ci barricheremo qui, non ci muoveremo”, ha dichiarato Anat Angrest, madre di uno dei prigionieri. Le famiglie accusano Netanyahu di mettere a rischio la vita dei loro cari con i bombardamenti e chiedono un accordo immediato per il rilascio.
Secondo l’intelligence israeliana, almeno una parte dei circa venti rapiti si troverebbe ancora a Gaza City. “Potrebbe essere la loro ultima notte”, hanno detto i parenti, sottolineando la loro crescente sfiducia nel governo.